News

Se gli esami del sangue li porta il drone

Un esperimento fatto negli Usa dimostra che i campioni biologici in volo non subiscono alcuna alterazione e i risultati dei test non vengono sfalsati

Droni al servizio della medicina: i famosi velivoli senza pilota potrebbero presto diventare “fattorini” dedicati al trasporto dei campioni di sangue verso i laboratori di analisi. Lo scenario è assolutamente realistico, visto il successo osttenuto con il primo volo sperimentale realizzato dalla Johns Hopkins University di Baltimora.

I ricercatori, solleticati dalla drone-mania, hanno pensato bene di verificare se i campioni biologici potessero resistere alle accelerazioni del volo a bordo di un drone senza alterare le proprie caratteristiche chimico-fisiche. Per questo hanno prelevato il sangue di 56 volontari sani, raccogliendo sei campioni a testa: dopo averli trasportati fino ad una pista di volo per droni posta ad un’ora di macchina dall’ospedale, hanno imballato e caricato metà dei campioni su un piccolo drone, mentre i restanti sono stati riportati al laboratorio di analisi del Johns Hopkins Hospital.

Gruppo San Donato

Le provette messe sul drone hanno quindi fatto un volo di 38 minuti a 100 metri di altezza, con una temperatura ambientale che si aggirava intorno ai 20 gradi. Al termine dell’esperimento, tutti i campioni di sangue sono stati sottoposti ai 33 tipi di analisi più comuni, che insieme rappresentano l’80% dei test del sangue che vengono fatti normalmente.

Comparando i risultati ottenuti con le provette rimaste a terra e quelle inviate per aria, i ricercatori non hanno riscontrato alcuna differenza: «il volo non ha avuto alcun impatto», spiegano nello studio pubblicato sulla rivista Plos One. L’unico valore che è sembrato leggermente alterato in alcuni campioni portati dal drone è quello dei bicarbonati (cioè la misurazione dell’anidride carbonica totale disciolta nel sangue), ma i ricercatori stanno ancora valutando se la ragione sia proprio da ricercare nel volo oppure nelle modalità con cui sono stati conservati prima delle analisi.

Se nuovi studi dovessero confermare l’utilità dei droni nel trasporto del sangue, potrebbe aprirsi un nuovo scenario soprattutto per quelle persone che vivono in zone rurali o di difficile accesso, soprattutto in paesi poveri come quelli africani. «Un drone può coprire 100 chilometri in 40 minuti – spiegano i ricercatori – è meno costoso di una motocicletta, non rimane imbottigliato nel traffico stradale ed oggi è già disponibile la tecnologia per programmare il suo viaggio con le coordinate Gps, proprio come un vero piccione viaggiatore».

30/07/2015

(Immagine: Johns Hopkins Medicine

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio