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Tumore dell’ovaio: mantenere alta la guardia anche in tempi di coronavirus

In occasione della Giornata Mondiale dell'8 maggio, gli esperti ribadiscono di prestare attenzione ai primi campanelli d'allarme, anche se molto generici. Inoltre, Loto Onlus ha organizzato un incontro online per parlare di questa patologia

Il Coronavirus monopolizza, giustamente, la stampa italiana da settimane ma non per questo dobbiamo dimenticarci dell’esistenza di altre patologie. È il caso del tumore dell’ovaio, la cui Giornata Mondiale si celebra l’8 maggio. «In questo delicato momento dobbiamo ricordare alle donne che esiste un’emergenza permanente legata a questa neoplasia, la più grave nella popolazione femminile, con una mortalità che sfiora il 60%» ribadisce Nicoletta Colombo, Direttore del Programma Ginecologia Oncologica dell’Istituto Europeo di Oncologia e Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Alleanza Contro il Tumore Ovarico (ACTO). Anche in epoca di Coronavirus, insomma, è doveroso che le donne non abbassino la guardia e continuino a tutelare la propria salute.

Tumore dell’ovaio: i numeri fanno ancora paura

Quello dell’ovaio è il sesto tumore più diagnosticato nella popolazione femminile e, stando ai dati diffusi dall’Associazone Italiana di Oncologia Medica (AIOM), solo lo scorso anno ha colpito 5300 nuove donne. In generale, solo il 40% delle pazienti sopravvive a 5 anni dalla diagnosi. Dati impietosi, questi, che trovano una spiegazione nel fatto che, nel 75% dei casi, la malattia viene diagnosticata in fase già avanzata. Purtroppo, infatti, il tumore ovarico non dà sintomi nelle fasi iniziali e quelli che si manifestano sono assolutamente generici e comuni. Secondo quanto riporta l’AIRC, però, bisognerebbe prestare particolare attenzione ad alcuni disturbi concomitanti: il gonfiore addominale, l’aerofagia, una sensazione di sazietà a stomaco vuoto e il bisogno impellente di urinare. Sono sintomi vaghi, è vero, ma se perdurano da settimane o se non sono mai stati presenti, è meglio rivolgersi a uno specialista.

Gruppo San Donato

Tumore dell’ovaio: conosci tutti i sintomi?

Per il tumore dell’ovaio non esistono strumenti di prevenzione

«La sopravvivenza a questo tumore è bassa anche perché a oggi non abbiamo un esame affidabile di screening» conferma la professoressa Colombo. Basti pensare agli strumenti che abbiamo a disposizione per diagnosticare precocemente il tumore al seno e quello all’utero, cioè la mammografia e il pap test. Attualmente non esiste niente di simile per monitorare la salute ovarica in quei termini. L’unica prevenzione attuabile, quindi, è dedicare una maggiore attenzione ai primi segnali, che può portare a una diagnosi quanto più tempestiva. Quando il tumore è diagnosticato in uno stadio iniziale ed è ancora confinato alle ovaie, il 90% delle pazienti ha infatti probabilità di sopravvivere.

Ci sono centri oncologici protetti dal Coronavirus

«La chirurgia è il primo trattamento dopo la diagnosi di carcinoma ovarico, che idealmente dovrebbe essere eseguito entro un mese dalla diagnosi. E lo ribadisco: anche in questo momento di emergenza da Covid-19, l’intervento andrebbe fatto nei tempi stabiliti» fa sapere Colombo. A tal proposito il Servizio sanitario nazionale ha attivato degli “Hub oncologici”, che sono un fiore all’occhiello del nostro Paese in termini di specializzazione e professionalità. Qui vengono indirizzati tutti i malati di tumore, visto che gli ospedali hanno chiuso le attività di chirurgia programmata per accogliere i pazienti con Coronavirus. «Di fatto queste misure servono a creare a livello nazionale dei centri protetti dal contagio virale, che si concentrano esclusivamente sui pazienti oncologici. Questi, infatti,  devono ricevere tutti i trattamenti necessari nonostante la pandemia in atto» chiosa la professoressa.

Chi è in terapia può continuarla in sicurezza

Purtroppo l’intervento chirurgico non dà la certezza che il tumore non si ripresenti. Per questo motivo in alcuni casi si opta anche per un trattamento farmacologico. «Anche in questo caso, la paziente con tumore ovarico in cura chemioterapica può continuare le sue terapie in sicurezza, a patto che si affidi a un centro altamente specializzato» continua Colombo. «Solo in casi particolari, e a discrezione dell’oncologo, è possibile che vengano rimandate alcune procedure. Altrimenti il percorso non cambia».

Tumore dell’ovaio: nuovi farmaci e obiettivi della ricerca

L’incontro online promosso da Loto Onlus

In occasione della Giornata Mondiale l’associazione Loto Onlus, che nasce con l’intento di accendere i riflettori sul tumore ovarico, ha organizzato l’incontro online Io Loto, noi lottiamo. A partire dalle 14.30 di venerdì 8 maggio, sulle pagine Facebook e YouTube dell’associazione, chirurghi, oncologi, ginecologi e fisioterapisti si alterneranno per dibattere su alcuni temi d’attualità. Tra questi l’oncologia ai tempi del Covid-19, i nuovi approcci terapeutici, la mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, i diritti delle pazienti oncologiche, gli effetti della chemioterapia e tanto altro. Chiunque può connettersi e prendere parte all’incontro. Per l’elenco completo dei relatori, clicca qui.

Chiara Caretoni

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