
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Cancer, dell’American Cancer Society, ha rilevato che i casi di carcinoma lobulare invasivo (ILC) – un tipo di tumore al seno che nasce nei lobuli, le ghiandole deputate alla produzione del latte – stanno aumentando a un ritmo preoccupante.
Tra il 2012 e il 2021, i tassi di ILC sono cresciuti del 2,8% all’anno, contro lo 0,8% registrato per tutte le altre forme di carcinoma mammario messe insieme. Oggi questo tumore rappresenta più di un caso su dieci tra le diagnosi di cancro al seno anche in Italia. Ogni anno Italia si stima che ci siano tra i 5.570 e gli 8.355 casi di carcinoma lobulare invasivo all’anno.
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Cos’è il carcinoma lobulare invasivo?
Il carcinoma lobulare invasivo è il secondo tipo più comune di tumore al seno, dopo il carcinoma duttale invasivo. Come spiega la dottoressa Leana Wen, docente alla George Washington University, «questo tumore inizia nei lobuli, le ghiandole che producono il latte, e poi si diffonde nei tessuti circostanti. Nella maggior parte dei casi, le cellule tumorali sono sensibili agli ormoni, in particolare estrogeno e progesterone, che ne stimolano la crescita».
Un tumore “invisibile”: perché è difficile da individuare?
Uno degli aspetti più insidiosi del carcinoma lobulare invasivo è la sua capacità di sfuggire ai controlli di routine. A differenza di altri tumori, l’ILC non forma noduli ben definiti: le cellule si infiltrano nel tessuto mammario in sottili strisce, confondendosi con il tessuto sano.
Per questo motivo, le mammografie tradizionali spesso non riescono a evidenziarlo chiaramente, mostrando solo lievi alterazioni o, in alcuni casi, nessuna anomalia visibile. «Anche l’autopalpazione può risultare meno utile», spiega Wen. «Molte donne non avvertono un nodulo vero e proprio, e questo può ritardare la diagnosi».
Quando la mammografia non basta, possono essere utili ecografie mammarie o risonanze magnetiche, strumenti in grado di rilevare ispessimenti o aree sospette anche nei seni densi. Tuttavia, queste tecniche non sono raccomandate per tutte: vengono riservate a donne con familiarità, mutazioni genetiche note (come BRCA1 o BRCA2) o tessuto mammario particolarmente denso.
Chi è più a rischio?
Secondo lo studio, l’età resta un fattore determinante: circa il 70% dei nuovi casi si manifesta oltre i 60 anni, e l’età media alla diagnosi è di 66 anni.
Gli esperti ipotizzano che la crescita dei casi sia dovuta a cambiamenti ormonali legati all’uso di terapie sostitutive in menopausa, all’obesità crescente, al consumo di alcol, e ai mutamenti nei modelli riproduttivi, come la tendenza a posticipare la gravidanza. Anche una migliore accuratezza diagnostica e la maggiore consapevolezza clinica potrebbero aver contribuito a identificare più casi rispetto al passato.
Le terapie disponibili
Il trattamento del carcinoma lobulare invasivo segue linee simili a quelle degli altri tumori al seno.
In genere si procede con un intervento chirurgico per rimuovere la massa tumorale, seguito da radioterapia e terapie ormonali, mirate a bloccare l’azione degli estrogeni.
Nei casi più avanzati, possono essere utilizzati farmaci biologici mirati o chemioterapia combinata.
Tuttavia, sottolinea Wen, «il carcinoma lobulare invasivo può essere più resistente alle cure, soprattutto quando si presenta in fase metastatica, e tende ad avere una prognosi meno favorevole rispetto ad altri tipi di tumore al seno».
Come ridurre il rischio
Sebbene alcuni fattori di rischio – come l’età o la predisposizione genetica – non siano modificabili, stili di vita sani possono ridurre la probabilità di sviluppare il carcinoma lobulare invasivo e altri tumori al seno.
Gli esperti raccomandano di:
- mantenere un peso corporeo sano,
- limitare il consumo di alcol,
- non fumare,
- praticare attività fisica regolare,
- seguire una dieta ricca di frutta, verdura e cereali integrali.
Fondamentale è anche la diagnosi precoce: conoscere il proprio corpo, eseguire controlli periodici e rivolgersi al medico in presenza di cambiamenti nella forma o consistenza del seno, secrezioni anomale o ispessimenti sospetti.




