Salute Mentale

Summer brain fog: quando il caldo annebbia la mente

Le alte temperature peggiorano la nostra salute cognitiva e mentale. La scienza oggi lo dimostra

Alte temperature, zanzare, notti insonni. L’estate è arrivata e, con essa, un’ondata di malesseri diffusi che non si limitano al corpo, ma penetrano anche nella mente. A molti sarà capitato di notare sbalzi d’umore, scarsa concentrazione e una strana sensazione di “testa ovattata”. Il summer brain fog non è solo una questione di stress o stanchezza: le alte temperature influenzano realmente la nostra salute cognitiva e mentale. La scienza oggi lo dimostra con sempre maggiore chiarezza.

Quando il caldo manda in tilt il cervello

Prende il nome di summer brain fog quella sensazione di essere immersi in una “nebbia mentale”. Non si tratta di una patologia ufficialmente riconosciuta, ma di un insieme di sintomi neurologici transitori che includono:

Colpisce chi svolge lavori intellettuali

Già nel 1850, il medico britannico James Tunstall descriveva una forma di esaurimento mentale nei lavoratori intellettuali — avvocati, insegnanti, studenti, scienziati — legata all’eccessivo uso del cervello. Più recentemente, la cosiddetta “sindrome del cervello fagocitato” è stata inserita nel DSM-IV per descrivere il sovraccarico cognitivo.

Cosa accade al cervello quando fa troppo caldo

Il caldo aggrava tutto ciò. Il cervello, infatti, è un organo altamente sensibile alle variazioni di temperatura. La sua temperatura fisiologica è già superiore a quella del resto del corpo (in media 38,5 °C), ma se si supera la soglia critica, anche di poco, il rischio di disfunzioni aumenta.

Uno studio dell’Università di Yale ha dimostrato che l’aumento della temperatura cerebrale può alterare il funzionamento dei neuroni. Durante una stimolazione profonda (Deep Brain Stimulation), anche una variazione minima di calore ha compromesso la trasmissione dei segnali nervosi, influenzando l’efficacia dei neurotrasmettitori. Solo dopo un raffreddamento, i neuroni hanno ripreso a funzionare correttamente.

L’afa provoca mal di testa

Il caldo compromette anche l’equilibrio elettrolitico: con la sudorazione si perdono sali minerali essenziali al funzionamento cerebrale, causando stanchezza, spossatezza e disturbi cognitivi. L’afa, inoltre, riduce l’ossigenazione e provoca vasodilatazione cerebrale, con conseguenti mal di testa, emicranie e rischio di infiammazioni. In sintesi, un cervello accaldato è un cervello stressato.

Conseguenze cognitive ed emotive

I danni del caldo non si fermano al livello fisico: colpiscono anche prestazioni cognitive e stabilità emotiva. Un esperimento della Harvard University ha monitorato due gruppi di studenti: uno in stanze climatizzate (21 °C), l’altro in ambienti caldi (27 °C). Dopo dodici giorni, il secondo gruppo ha mostrato un calo significativo nei test cognitivi, con peggioramenti in attenzione, memoria, velocità di risposta e capacità logica. Superati i 27°C, le funzioni cognitive iniziano a vacillare. E anche l’umore ne risente: aumentano irritabilità, ansia, aggressività e apatia. La fatica cerebrale impedisce di rilassarsi davvero, perché le risorse mentali vengono dirottate nel tentativo di mantenere l’equilibrio termico interno. Nelle persone fragili o con disturbi preesistenti, questo scompenso può innescare crisi psicotiche, episodi depressivi, abuso di sostanze o aggravamento della schizofrenia.

Colpo di calore: quando il rischio diventa estremo

Le conseguenze possono anche essere gravi e potenzialmente fatali. Il colpo di calore è un’emergenza medica in cui la temperatura corporea raggiunge o supera i 40 °C. In questo stato, la barriera emato-encefalica — che protegge il cervello da agenti esterni — cessa di funzionare. Tossine e batteri possono penetrare nel tessuto cerebrale, provocando infiammazione, danni neuronali e persino morte cellulare, in particolare a carico del cervelletto, la struttura responsabile del movimento e dell’equilibrio.

Summer brain fog: chi è più a rischio

Le categorie più vulnerabili agli effetti cognitivi del caldo sono:

  •     Anziani: spesso hanno una minore capacità di termoregolazione.
  •     Bambini: con un sistema nervoso ancora in via di sviluppo.
  •     Persone con disturbi mentali: il caldo può alterare l’effetto dei farmaci psichiatrici.
  •     Studenti e lavoratori intellettuali: in periodi di stress mentale, la brain fog è accentuata.
  •     Chi assume farmaci diuretici o psicotropi, che interferiscono con l’idratazione e la regolazione termica.

Clima che cambia, cervello sotto pressione

Il cambiamento climatico aggrava ulteriormente la situazione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Italia è tra i Paesi europei più colpiti dagli effetti del caldo, con una media di 18mila decessi all’anno legati all’aumento delle temperature. A questo si aggiungono stress ambientale, ecoansia, inquinamento e disastri naturali, che hanno un impatto diretto sulla salute mentale. Soprattutto tra i giovani, è in crescita il fenomeno dell’ecoansia: una forma di disagio psichico legato alla percezione di un futuro incerto e insostenibile. Tuttavia, come mostrano diversi studi, questa angoscia può anche trasformarsi in attivismo e resilienza psicologica, creando reti solidali e comportamenti virtuosi.

Difendere il cervello dal caldo: consigli pratici

Non possiamo cambiare il clima in un giorno, ma possiamo proteggerci meglio. Ecco alcune strategie fondamentali:

  •     Stare all’ombra o in ambienti freschi, specialmente nelle ore più calde.
  •     Bere molta acqua, anche senza sentire sete, e reintegrare i sali minerali.
  •     Evitare pasti pesanti e sforzi intellettivi intensi nelle ore centrali della giornata.
  •     Riposare bene e assicurarsi un sonno notturno rigenerante.
  •     Consultare il medico se si assumono farmaci o si soffre di patologie neurologiche o psichiatriche.
  •     Integrazione mirata, su consiglio specialistico, in caso di carenze di vitamine del gruppo B, magnesio, ferro o altri micronutrienti coinvolti nella funzione cerebrale.

Il cervello ha grandi capacità di adattamento

Se è vero che il caldo ci rallenta, è altrettanto vero che il cervello conserva una straordinaria capacità di adattamento. La neuroplasticità — ovvero l’abilità della mente di cambiare, imparare e adattarsi — può essere stimolata anche nei mesi più caldi, con ritmi più lenti, pause più frequenti e un ascolto profondo dei nostri segnali interni.

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Simona Cortopassi

Classe 1980, è una giornalista iscritta all’Ordine regionale della Lombardia. Toscana d’origine, vive a Milano e collabora per testate nazionali, cartacee e web, scrivendo in particolare di salute e alimentazione. Ha un blog dedicato al mondo del sonno (www.thegoodnighter.com) che ha il fine di portare consapevolezza sull’insonnia.
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