Salute Mentale

Come nasce l’ossessione per l’ordine

Essere maniacali per l'ordine, la precisione o la pulizia, rientra tra i disturbi ossessivo-compulsivi, in cui gesti e rituali vengono ripetuti continuamente per tenere a bada l'ansia. L'esperto di OK Stefano Pallanti spiega come affrontarli

L’ossessione per l’ordine rientra nella categoria dei disturbi ossessivo-compulsivi (Doc), che consistono nel ripetere continuamente alcuni semplici gesti, come riordinare e pulire, e/o nel concentrarsi insistentemente sullo stesso pensiero (il controllo delle cose) per gran parte della giornata, con l’obiettivo di tenere a bada una sensazione di malessere e disagio che, però, aumenta anziché placarsi. Stefano Pallanti, professore associato di psichiatria all’Università di Firenze (puoi chiedergli un consulto qui), spiega come affrontare i Doc.

CAUSE SCATENANTI. Quando l’ansia, che di per sé non è un fenomeno negativo perché si attiva nelle situazioni di pericolo, sfugge al controllo dell’individuo e non permette più di vivere una vita normale, i malati di Doc cercano di reagire mettendo in atto comportamenti di tipo ossessivo-compulsivo, come appunto, per esempio, il bisogno esasperato di mettere ordine, precisione e simmetria in tutto ciò che li circonda.

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GLI ELEMENTI CHIAVE. Sono due: ossessioni e compulsioni.
Le ossessioni sono pensieri intrusivi, cioè opprimenti e involontari, che si insinuano nella mente senza che si ci possa opporre.
Le compulsioni sono comportamenti ritualistici o azioni ripetitive (la pulizia e il lavaggio continui degli ambienti e degli oggetti, l’organizzazione degli oggetti per colore o dimensione) che si compiono per difendersi dal pensiero negativo.

COME SI RICONOSCE. I segnali esordiscono in genere tra i 14 e i 20 anni nei maschi (a volte anche prima) e tra i 18 e i 26 nelle donne. L’individuo mostra un’attenzione anomala verso l’ordine e la disposizione delle cose: libri, asciugamani, videocassette, abiti, pentole devono risultare perfettamente allineati, simmetrici e ordinati secondo una sequenza logica.
La persona riconosce l’irragionevolezza o l’esagerazione dei suoi comportamenti, ma non riesce a farne a meno.

LA DIAGNOSI. Viene effettuata da uno psichiatra sulla base di diversi parametri: la quantità di tempo impegnato nel perseguire la propria ossessione, il livello di ansia riportata, i meccanismi messi in campo per contrastare le proprie manie. Altro elemento importante è l’interferenza, cioè l’influsso che pensieri e azioni ossessive esercitano sulla vita di tutti i giorni e la possibilità o meno di riuscire a condurre un’esistenza normale. Possono essere effettuati anche test neuropsicologici.

LA PSICOTERAPIA. È di tipo cognitivo-comportamentale, con due obiettivi: la riduzione dei pensieri ossessivi e il recupero della libertà di comportamento. Prima si cerca di modificare i pensieri distorti, per esempio la troppa importanza attribuita all’ordine. Poi il malato viene messo nella condizione che gli suscita ansia, per esempio il caos, per insegnargli a gestire le sensazioni che prova. La terapia è di breve durata (dai 4 ai 12 mesi). In circa il 70-75% dei casi, se la diagnosi è stata puntuale e le cure appropriate, si riescono a ottenere risultati soddisfacenti.

FARMACI E ALTRE CURE. Abbinati alla psicoterapia, si possono usare inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, come fluvoxamina, fluoxetina e paroxetina. Secondo le linee guida internazionali, la terapia farmacologica va protratta per almeno uno o due anni, al termine dei quali si possono ridurre gradualmente i dosaggi. Per tenere sotto controllo l’ansia possono essere consigliate, in associazione a farmaci e psicoterapia, anche tecniche di rilassamento, respirazione e meditazione, sedute di yoga o training autogeno.

 

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