Le nuove terapie per il tumore al polmone funzionano. Il cancro non a piccole cellule è il tumore polmonare più comune, rappresentando circa l’85% dei casi. In alcuni pazienti è causato dalla mutazione di un
gene, chiamato ALK, che provoca un eccessivo segnale di crescita cellulare.
Questo tipo di tumore rappresenta una patologia particolarmente aggressiva, ma negli stadi precoci di malattia la chirurgia e approcci terapeutici innovativi possono avere come ambizione la cura.
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Nuove terapie per il tumore al polmone riduce di due terzi il rischio di recidiva
Nello stadio iniziale della malattia, circa la metà dei pazienti manifesta una recidiva – ovvero un ritorno della malattia – dopo l’intervento chirurgico, nonostante la chemioterapia adiuvante, ma recente rimborsabilità da parte di AIFA-Agenzia Italiana del Farmaco della prima e unica terapia a bersaglio molecolare come trattamento adiuvante segna un nuovo passo avanti anche per questi casi. Si chiama alectinib ed è in grado di ridurre del 76% il
rischio di recidiva o di morte rispetto alla chemioterapia.
Significativa riduzione del rischio
«Avere un farmaco in grado di ridurre significativamente le percentuali di recidiva nei pazienti ALK positivi sottoposti ad intervento chirurgico è un vero cambiamento nello scenario dell’oncologia toracica, che porta ad un reale miglioramento del percorso di cura, dell’aspettativa e della qualità di vita dei pazienti» commenta Silvia Novello Professoressa ordinaria di Oncologia Medica, Università degli Studi di Torino, Direttore Oncologia Medica AOU San Luigi.
Il ruolo dei test molecolari
Sono risultati raggiunti anche grazie ai test molecolari, che grazie a specifici biomarcatori permettono di identificare precocemente i pazienti che possono beneficiare delle terapie mirate. «Adottare un approccio personalizzato, che tenga conto delle caratteristiche individuali del paziente e della malattia, rappresenta una strategia fondamentale nelle fasi iniziali della malattia e nel tumore al polmone, i biomarcatori giocano un ruolo centrale» conferma Luisella Righi, Professoressa di Anatomia Patologica, Dipartimento di Oncologia, Università degli Studi di Torino, Ospedale San Luigi Gonzaga, Orbassano.