
Un conflitto armato può mettere in ginocchio un sistema sanitario in poche settimane, interrompere cure essenziali, ostacolare la distribuzione dei farmaci e far riemergere malattie infettive dimenticate. È una realtà che la storia – e l’attualità – hanno più volte dimostrato. Oggi, con la guerra in Ucraina ancora in corso, i timori di nuove escalation nel conflitto israelo-palestinese e il ricordo fresco della pandemia di Covid-19, l’Europa ha deciso di non farsi più trovare impreparata davanti a nuove crisi globali. Tra i progetti più concreti c’è Resil Card.
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La nuova strategia europea per la sanità
Negli ultimi mesi, Bruxelles e i singoli Stati membri hanno lavorato per costruire una strategia comune che renda i sistemi sanitari europei più forti, flessibili e capaci di reagire anche in contesti estremi, come guerre o emergenze biologiche. Tra i progetti più concreti c’è Resil Card, un’iniziativa europea sostenuta dal programma EU4Health e coordinata in Italia dalla Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise). L’obiettivo? Creare un modello operativo che permetta agli ospedali di testare la propria capacità di resistenza e garantire continuità alle cure salvavita anche in condizioni di crisi.
Resil Card: un test di tenuta per gli ospedali italiani
In Italia partecipano al progetto ben 275 centri di emodinamica, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Si tratta di una sorta di “stress test sanitario” che valuta punti di forza e fragilità dei percorsi clinici, in particolare quelli legati alle emergenze cardiovascolari. Il progetto è stato presentato al Congresso nazionale Gise di Milano, dove esperti e istituzioni hanno fatto il punto sullo stato dell’arte. «Resil-Card non è un’idea su carta, ma uno strumento già pronto per l’uso», ha spiegato Francesco Saia, presidente Gise. «È stato costruito con la collaborazione di clinici e pazienti e sta già fornendo dati utili per migliorare l’organizzazione dei reparti».
Sanità e crisi: un patto tra istituzioni
Il progetto è arrivato al Tavolo tecnico interministeriale, istituito dal Ministero della Salute lo scorso aprile, che coinvolge anche rappresentanti della Difesa e del Governo. Il gruppo di esperti, riunitosi due volte tra giugno e settembre, sta definendo ruoli e procedure per coordinare la risposta nazionale in caso di emergenze complesse: dai disastri naturali agli attacchi chimici, biologici, radiologici o nucleari (Crbn), fino alle crisi legate al Patto Atlantico.
Resil Card: a ogni ospedale la mappa dei suoi percorsi clinici
Al centro di Resil Card c’è una piattaforma di autovalutazione per le strutture sanitarie: attraverso questionari, analisi dei flussi di pazienti e raccolta di feedback da medici, infermieri e cittadini, ogni ospedale può mappare i propri percorsi clinici e individuare i punti critici da rafforzare.
Le prime simulazioni in Lombardia e Campania
Le prime simulazioni in Lombardia e Campania hanno permesso di elaborare raccomandazioni concrete su come rendere più reattivo il sistema, migliorando la comunicazione interna e la gestione delle emergenze cardiologiche. «Crediamo che Resil-Card possa diventare uno standard nazionale», ha aggiunto Alfredo Marchese, presidente eletto Gise. «È un modello tecnico già validato, che il Ministero della Salute potrebbe integrare nelle future strategie di preparazione sanitaria».
Un sistema sanitario più sicuro per il futuro
Il progetto europeo ha avuto una durata triennale e si trova ora nella fase di dissemination, ovvero di diffusione dei risultati. Nei prossimi mesi, Gise e Fondazione Gise ETS, in collaborazione con Cittadinanzattiva, lanceranno una campagna di formazione e sensibilizzazione per favorire l’adozione del modello in altre regioni italiane. L’obiettivo è chiaro: garantire la sicurezza dei pazienti, la continuità delle cure e la capacità operativa del sistema sanitario anche nei momenti più difficili.