
«Se penso alla salute, devo confessare che sono molto attenta alla mia pelle in generale e al controllo dei nei in particolare. Da anni la visita dal dermatologo è un appuntamento irrinunciabile. Mi faccio analizzare i nei, che possono riservare brutte sorprese. Com’è normale sottoporsi alla mammografia o al Pap test, non capisco perché si possa pensare di sottovalutare questa questione. Tra l’altro il mese di maggio è dedicato alla prevenzione del melanoma, con tantissimi centri che offrono gratuitamente un controllo, quindi non ci sono più scuse».
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Non bisogna aspettare agosto per comprare la crema protettiva giusta
Adriana Volpe, tra le protagoniste della prima serata del sabato di RaiUno, Ne vedremo delle belle condotto da Carlo Conti, e conduttrice di Linea Verde Tradizioni la domenica mattina sempre sull’ammiraglia Rai, parla con passione e competenza dei rischi legati al sole. «Quello che mi sta a cuore è ricordare che le insidie del sole non ci sono solo quando siamo al mare o ad agosto in montagna. Iniziare fin da ora a proteggere la pelle è un imperativo. Maggio è il momento giusto per acquistare una buona crema solare, partendo con un fattore di protezione alto».
Mai usare quella dell’anno precedente
«Molte persone – aggiunge – aspettano le vacanze estive per acquistarla, magari usando quella avanzata dall’anno precedente, ma è importante guardare sull’etichetta il simbolo del vasetto aperto perché alcune hanno una durata di soli sei mesi. La pelle ha bisogno di tempo per adattarsi all’esposizione solare e una protezione adeguata è il miglior investimento per la salute a lungo termine. Questo è il periodo delle gite al lago, delle camminate in collina o dei trekking in montagna, dove l’intensità dei raggi solari è maggiore perché l’atmosfera è più rarefatta. Anche nelle giornate nuvolose molte radiazioni raggiungono la pelle. Un esempio? I pannelli solari producono energia anche quando il cielo è coperto, e questo dimostra quanto il sole possa essere potente in condizioni che sembrano meno rischiose».
Adriana Volpe, è così attenta perché la pelle è stata un problema nella sua famiglia?
«Tutto è partito da mia nonna Anna, quando ancora era qui con noi. Mentre stava facendo la doccia aveva notato un neo sulla schiena, tra l’altro in un punto complicato da osservare, e aveva chiesto a mia mamma di prenotarle una visita. “Non l’ho mai avuto, voglio andare dal dottore” le aveva detto. E fortunatamente, perché lo specialista poi le ha effettivamente diagnosticato un melanoma e l’ha operata nel giro di pochi giorni. L’intervento, in anestesia locale e in day hospital, è stato semplice: le è stata asportata quella macchia scura e i tessuti circostanti fino a dove il tumore maligno della pelle avrebbe potuto danneggiarla».
Poi è stata la volta di sua mamma…
«Da lì in famiglia si è accesa una lampadina, perché il dermatologo ci ha spiegato che il fattore ereditario conta in questa forma di tumore. Anche mia mamma ha scelto di procedere al controllo dei nei dopo l’intervento di mia nonna e abbiamo avuto il secondo colpo di fortuna. Aveva un neo sulla scapola, che poi si è rivelato essere un basalioma, un’altra forma di tumore cutaneo, molto meno aggressiva del melanoma ma che può comunque creare problemi. Va da sé che dopo queste due esperienze anch’io mi sottopongo al controllo della pelle e ora coinvolgo anche mia figlia Gisele, che ha 13 anni».
La decisione di sottoporsi a controlli è arrivata solo dopo queste due esperienze?
«Diciamo la verità. Quando ero bambina, negli anni Ottanta, l’abbronzatura era di moda e si usava la crema solare solo per evitare scottature dolorose. Era il periodo delle lampade solari, altrettanto pericolose, e della voglia di avere la pelle ambrata tutto l’anno. Ora si è capito che proteggersi è fondamentale per prevenire danni a lungo termine. Oggi sappiamo, ad esempio, che un’eccessiva esposizione al sole durante l’infanzia aumenta il rischio di sviluppare un melanoma in età adulta. Adesso non manco mai l’appuntamento annuale con il dermatologo. Ho la mappa di tutti i miei nei, che viene consigliata a chi come me ha una storia familiare di tumori alla pelle o a chi ha moltissimi nei e fa più fatica a tenere sotto controllo la situazione. Altrimenti è sufficiente una visita dal dermatologo che verifica la condizione di nei o delle macchie sospette con il dermatoscopio, una specie di lente d’ingrandimento. Con la mappatura dei nei invece lo specialista utilizza un macchinario collegato a un computer con una lente che si appoggia su ogni neo per cogliere immagini non visibili a occhio nudo».
Quindi Adriana Volpe fa parte del gruppo crema protettiva tutto l’anno?
«Esistono due scuole di pensiero sulla protezione solare. La prima suggerisce di applicarla quotidianamente, anche durante attività di routine come fare la spesa o portare fuori il cane, perché il sole colpisce la pelle anche quando non ci si espone direttamente per lunghi periodi. L’altra teoria sostiene che sia utile abituare gradualmente la pelle all’esposizione solare, iniziando con un fattore di protezione alto per poi abbassarlo progressivamente. In ogni caso, è sempre consigliabile confrontarsi con un medico per scegliere l’approccio migliore. Non dimentichiamoci poi che l’esposizione solare è la prima causa di invecchiamento della pelle. Che senso ha spendere centinaia di euro in skincare, se poi facciamo le lucertole al sole?».
Ha imparato anche i segni che ci dicono quando un neo dev’essere controllato?
«Certo, è facile: è la regola dell’ABCDE, che se seguiamo sempre diventa un autotest dei nostri nei. Sono cinque caratteristiche, che cominciano proprio con queste lettere: asimmetria, bordo, colore, dimensione ed evoluzione».
Adriana Volpe, da esperta della materia, quali consigli darebbe ai genitori per proteggere i bambini dal sole, visto che anche lei è mamma?
«Molti pensano che applicare una crema solare con SPF 50 sia sufficiente, ma se i bambini passano tante ore in acqua, la protezione si riduce rapidamente. Un’ottima soluzione è far indossare ai più piccoli magliettine protettive, come quelle usate dai surfisti. Le si può comprare ovunque e costano davvero poco. All’estero, specialmente negli Stati Uniti, questa abitudine è molto diffusa, mentre in Italia si vede raramente. Quando mia figlia era piccola, la vestivo con queste magliette, soprattutto quando stava a lungo in acqua».