
Ogni volta che mangi da un contenitore di plastica o bevi da una tazza usa e getta, potresti ingerire molta plastica. Secondo uno studio condotto da ricercatori svizzeri, la plastica invisibile agli occhi — sotto forma di microplastiche e nanoplastiche — contamina regolarmente ciò che consumiamo. E le conseguenze per la salute potrebbero essere gravi.
In questo articolo
Cosa sono le microplastiche e le nanoplastiche?
Le microplastiche sono frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri. Le nanoplastiche hanno dimensioni inferiori a un micrometro. Entrambe possono penetrare nell’organismo, accumularsi negli organi e interferire con le funzioni vitali.
Secondo la ricerca pubblicata sulla rivista npj Science of Food, queste particelle non vengono semplicemente espulse: possono depositarsi nel cuore, nei polmoni, nel cervello e addirittura nella placenta dei feti.
Quali sono i contenitori che contengono più microplastiche?
Gli scienziati del Food Packaging Forum di Zurigo hanno analizzato oltre 100 studi sugli oggetti in plastica a contatto con alimenti (noti come FCAs – Food Contact Articles), trovando tracce di microplastiche nei seguenti articoli di uso comune:
- Bottiglie di plastica (173 segnalazioni)
- Contenitori per alimenti (115)
- Bustine da tè (68)
- Bicchieri monouso (59)
- Sacchetti (57)
- Vaschette per alimenti (19)
- Pellicole trasparenti (11)
- Taglieri in plastica (1)
- Biberon e accessori per neonati (27)
Nota preoccupante: le microplastiche vengono rilasciate anche con il semplice utilizzo quotidiano, ad esempio:
- Aprendo un tappo di plastica
- Tagliando il cibo su un tagliere in plastica
- Immergendo una bustina da tè in acqua calda
Quali sono i rischi per la salute?
Anche se non esistono ancora prove definitive, le microplastiche e nanoplastiche sono state associate a:
- Alterazione del microbiota intestinale
- Stress ossidativo e infiammazione
- Effetti neurotossici e immunologici
- Disturbi endocrini e della fertilità
- Maggiore rischio di ictus, demenza, tumori e complicazioni in gravidanza
Il ruolo dei materiali plastici
Il materiale plastico più implicato è il PET (polietilene tereftalato), molto usato per bottiglie e contenitori alimentari. Anche la versione riciclata, rPET, è risultata coinvolta nel rilascio di particelle.
Una volta nell’ambiente, queste plastiche impiegano centinaia di anni a degradarsi, contribuendo all’inquinamento cronico del suolo, delle acque e della catena alimentare.
Contenitori che contengono più microplastiche: cosa fare?
Ecco alcune azioni concrete per limitare l’ingestione di microplastiche in cucina:
- Evita bottiglie e bicchieri di plastica: scegli vetro o acciaio inossidabile.
- Sostituisci taglieri e utensili in plastica con alternative in legno o bambù.
- Preferisci contenitori in vetro o acciaio al posto di pellicole e vaschette monouso.
- Controlla i biberon: opta per materiali certificati privi di microplastiche.
- Evita le bustine da tè in plastica: preferisci infusi sfusi con filtro in acciaio.
Uno strumento interattivo per sapere quanto sei esposto
Il team ha anche creato un cruscotto interattivo online che permette di verificare la quantità stimata di microplastiche rilasciate dagli oggetti presenti nella tua cucina. Uno strumento utile per aumentare la consapevolezza e fare scelte più sane.
Conclusione
Le microplastiche non sono un problema distante o ambientale: sono nelle nostre cucine, nei nostri cibi e nel nostro corpo. Le evidenze scientifiche suggeriscono che ridurre l’esposizione quotidiana è una scelta prudente, soprattutto in attesa di normative più rigide che obblighino i produttori a testare il rilascio di microplastiche e nanoplastiche nei materiali a contatto con gli alimenti.
Leggi anche…
None found