
Una nuova opportunità terapeutica si apre per chi convive con idrosadenite suppurativa (Hs), una malattia cronica della pelle spesso sottovalutata ma dall’enorme impatto fisico e psicologico. Dal 19 giugno 2025, il Servizio Sanitario Nazionale ha approvato la rimborsabilità di secukinumab, anticorpo monoclonale selettivo per l’interleuchina-17A, indicato per i pazienti adulti con Hs da moderata a severa e non responsivi alla terapia sistemica convenzionale.
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Identikit del paziente
È un passo importante, perché questa malattia è ancora poco conosciuta, ma colpisce quasi l’1% della popolazione italiana, in particolare giovani adulti tra i 18 e i 44 anni, con una netta prevalenza femminile (3 casi su 4 riguardano le donne).
Cos’è l’idrosadenite suppurativa
L’idrosadenite suppurativa è una dermatosi infiammatoria cronica, recidivante e invalidante che colpisce i follicoli piliferi, localizzandosi tipicamente nelle zone ricche di ghiandole apocrine come ascelle, inguine, genitali, glutei, ma può interessare anche viso, dorso e cuoio capelluto. «È una patologia misconosciuta che debilita notevolmente la qualità della vita dei pazienti. Si presenta con lesioni di vario tipo: noduli, ascessi, fino a fistole, con tragitti fistolosi profondi, anche confluenti, nelle fasi più avanzate», ha spiegato il professor Angelo Valerio Marzano, direttore della struttura complessa di Dermatologia della Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
L’impatto della patologia, non solo sulla pelle
Non si tratta solo di una malattia cutanea: il dolore cronico, la formazione di cicatrici deturpanti e la cronicità dei sintomi creano una forte sofferenza, spesso accompagnata da depressione, ansia, isolamento sociale e difficoltà lavorative. La diagnosi arriva, in media, dopo 7-10 anni dall’esordio dei sintomi, con un impatto devastante anche sul piano relazionale.
Nuova terapia per le forme moderate e gravi
In questo contesto, la rimborsabilità di secukinumab, farmaco biologico già utilizzato in altre malattie autoimmuni, come psoriasi e artrite psoriasica, rappresenta una novità terapeutica concreta per chi convive con l’idrosadenite suppurativa. Il suo meccanismo d’azione agisce selettivamente sull’interleuchina-17A (IL-17A), una delle principali molecole infiammatorie coinvolte nell’Hs. La sicurezza e l’efficacia del farmaco sono state dimostrate in due studi clinici di fase III (Sunshine e Sunrise), condotti su adulti con Hs da moderata a severa. I pazienti trattati hanno ottenuto una riduzione significativa del numero di ascessi e noduli infiammatori, e un miglioramento clinicamente rilevante del dolore cutaneo.
Idrosadenite suppurativa: serve un approccio integrato tra farmaci e chirurgia
L’idrosadenite suppurativa è una patologia complessa che richiede un approccio terapeutico integrato e multidisciplinare. Nei casi più avanzati possono essere necessari interventi chirurgici, che vanno dal drenaggio degli ascessi all’asportazione completa delle lesioni. «La malattia ha un’evoluzione cronica e imprevedibile – spiega la dottoressa Cristina Magnoni, chirurgo dermatologico dell’AOU di Modena – e spesso la strategia più efficace è quella che combina chirurgia e trattamento farmacologico. Solo così si possono ottenere risultati duraturi e una vera riduzione dell’impatto sulla qualità di vita». L’approccio multidisciplinare coinvolge anche psicologi, nutrizionisti, terapisti del dolore e infermieri specializzati, a testimonianza del peso globale della malattia. Non è solo la pelle a essere colpita: sono anche la vita sociale, la salute mentale, l’autostima e l’autonomia quotidiana.
Troppe diagnosi tardive: serve maggiore consapevolezza
Secondo un’indagine recente, il 48% dei pazienti con idrosadenite suppurativa lamenta un impatto fortemente negativo sulla propria vita personale e affettiva, mentre il 30% ha avuto ripercussioni gravi in ambito lavorativo, fino alla perdita del lavoro. I sintomi più riferiti sono dolore cronico, prurito e stanchezza persistente. Eppure, la malattia resta sottostimata, sottodiagnosticata e spesso mal compresa, anche tra i professionisti sanitari. «Serve una formazione più mirata della classe medica e più attenzione da parte delle istituzioni – sottolinea Marzano – perché questa patologia ha risvolti profondi e merita un posto più centrale nella dermatologia clinica e nella sanità pubblica».
Dare voce ai pazienti: il progetto VISI racconta l’Hs in prima persona
Per restituire visibilità e dignità ai pazienti affetti da Hs, Novartis ha promosso il progetto VISI – Vite di Idrosadenite suppurativa in Italia, condotto insieme all’associazione Passion People APS. Il progetto ha raccolto 81 testimonianze tra pazienti, caregiver e operatori sanitari, pubblicate in un libro scaricabile gratuitamente. VISI non racconta solo i dati clinici, ma anche le esperienze umane, la sofferenza nascosta e il desiderio di essere visti, ascoltati e curati meglio. Le voci dei pazienti sottolineano l’urgenza di abbattere lo stigma, velocizzare i tempi diagnostici e assicurare una presa in carico completa e rispettosa.
Oltre la terapia: vivere meglio con l’idrosadenite suppurativa è possibile
«Non vogliamo occuparci solo della terapia farmacologica – ha dichiarato Paola Coco, Chief Scientific Officer di Novartis Italia – ma del paziente nella sua totalità, compreso l’aspetto psicologico. Vogliamo essere partner delle persone, delle istituzioni e della ricerca per garantire risposte concrete a bisogni ancora insoddisfatti». Con l’approvazione di secukinumab, oggi l’Hs può essere affrontata con nuove speranze e strumenti più efficaci. Ma il cammino è ancora lungo: solo con maggiore consapevolezza, supporto medico e vicinanza emotiva si può davvero migliorare la qualità della vita di chi convive ogni giorno con questa malattia tanto invisibile quanto impattante.