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Massimiliano Blardone: «Dopo l’appendicite la mia dieta è ancora più sana»

«Cinque anni fa sono stato operato d’estate e tre settimane dopo ero già in Sudamerica a prepararmi per la Coppa del Mondo. Sono così attento all’alimentazione che sono stato scelto come ambasciatore di Expo 2015»

Massimiliano Blardone sa che la preparazione atletica prima della stagione agonista è importantissima per arrivare in forma alle gare e ogni acciacco in quel periodo può compromettere l’intera annata. Figuriamoci un’operazione d’urgenza. Nel mio caso, fortunatamente, non è andata così. Nel 2010, nonostante l’appendicite, sono riuscito a tornare sugli sci in tempo per preparare al meglio la Coppa del Mondo. Merito di un intervento eseguito impeccabilmente, di un po’ di fortuna, di un pizzico di incoscienza e di tanta determinazione.

Massimiliano Blardone: a tavola sono un abitudinario

Pasta in bianco o al sugo, fettina di carne e pesce con l’olio. Ma per una sera quell’estate ho voluto cambiare e con mia moglie Simona ho provato un rinomato ristorante sul Lago Maggiore. La cena era stata deliziosa, con tante portate di pesce, anche crudo.

Gruppo San Donato

Non so quanto se la scorpacciata abbia «stuzzicato» la mia appendice, fatto sta che qualche ora più tardi grondavo di sudore e con una sensazione di malessere generale. Ho subito chiesto a mia moglie di accompagnarmi al pronto soccorso dove, dopo la visita di rito e un antidolorifico, mi hanno rispedito a casa. Dopo neanche un paio d’ore però avevo forti fitte al ventre. Sempre più preoccupato vado all’ospedale dove, inizialmente, non mi è stato diagnosticato nulla di particolare. Anzi, mi è pure stato detto: «Un po’ di dolore bisogna sopportarlo». Sulle piste da sci ho avuto diversi infortuni, so stringere i denti se necessario, ma quel male proprio non mi convinceva. E in effetti avevo ragione.

Massimiliano Blardone: era appendicite

Un esame ecografico ha poi rivelato che era in corso un’appendicite. Non era facile capirlo perché l’appendice si era girata su se stessa andandosi a nascondere dietro ad altri tessuti. Per i medici non c’erano dubbi: dovevo operarmi subito perché il rischio che l’infiammazione si estendesse e diventasse peritonite era altissimo.

Intervento in laparoscopia

Come ogni atleta professionista, appena ho bisogno di medicinali o – a maggior ragione – di un intervento, devo per prassi avvisare la Commissione medica a causa dei controlli antidoping. Parlando con i responsabili ho capito che un’operazione classica di appendicite avrebbe compromesso la mia stagione, perché il recupero sarebbe durato almeno tre mesi, mentre io tre settimane più tardi dovevo partire per gli allenamenti in Sudamerica. L’unico modo per accorciare i tempi era intervenire con la laparoscopia, una tecnica chirurgica che garantisce la completa ripresa in una quindicina di giorni. Purtroppo nell’ospedale in cui mi trovavo non c’era questa possibilità, così, in accordo con la Federazione, sono stato trasferito a Milano, dove sono stato subito operato.

Solo 48 ore in ospedale

L’operazione è riuscita perfettamente e nel giro di 48 ore sono stato dimesso con pochi punti di sutura. Il recupero è andato molto bene. Dopo neanche due settimane mi sentivo così in forma da fare una camminata in montagna di quasi quattro ore. Forse ho esagerato (non consiglio a nessuno di imitarmi!) ma mi sentivo davvero bene e la piccola ferita non ne ha risentito. Di lì a qualche giorno, quindi, sono partito per il preventivato ritiro in Sudamerica.

Nelle quattro settimane di allenamenti ho diluito la preparazione in modo tale da non affaticarmi troppo. Se proprio devo trovare una complicazione direi che a migliaia di chilometri da casa è stato difficile tenere sotto controllo l’alimentazione, come viene sempre consigliato dopo un’appendicite. Tuttavia, sono riuscito a superare anche questo ostacolo. Anzi, da allora sono stato ancora più attento alla dieta. E probabilmente pure per il mio approccio rigoroso all’alimentazione sono stato scelto come ambasciatore di Expo 2015.

Massimiliano Blardone

Testimonianza raccolta da Lucia Panagini 

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