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Psoriasi: tutto quello che c’è da sapere

Chi soffre di questa patologia dermatologica è spesso accompagnato da ansia, senso di disagio e tende a non rivolgersi ai medici. Eppure la psoriasi può essere tenuta a bada con diverse opzioni terapeutiche

La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica e recidivante, che lascia segni evidenti sulla pelle ma anche sul vissuto emotivo. «Questa patologia, che interessa circa due milioni di italiani, si manifesta infatti con chiazze eritematose ricoperte, totalmente o parzialmente, da squame bianco-argentee che, in alcuni casi, possono anche dare prurito e apparire infiammate. In genere queste placche sono localizzate soprattutto su avambracci e gomiti, ginocchia, cuoio capelluto, regione sacrale, mani e piedi, cioè su aree del corpo molto visibili e difficilmente mimetizzabili», interviene Claudia Menicanti, dermatologa all’unità operativa complessa di dermatologia e venereologia della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Il 77% dei malati di psoriasi ha anche disturbi di ansia

Purtroppo ancora oggi molte persone, vittime del pregiudizio, credono che quasi tutte le malattie dermatologiche, specialmente quelle più evidenti, siano di natura infettiva e, di conseguenza, contagiose. Questa convinzione, che nel caso specifico della psoriasi è del tutto infondata, determina una sorta di stigmatizzazione dei pazienti psoriasici che, talvolta, si traduce in discriminazione sociale. All’atteggiamento diffidente di qualcuno, poi, si aggiunge anche l’alterata percezione che il malato ha della sua immagine corporea, che mina profondamente l’autostima e crea disagio, imbarazzo e vergogna. Non a caso, stando a uno studio dell’Institute of Dermatology and Venereology of the National Academy of Medical Sciences of Ukraine, il 77% di coloro che soffrono di psoriasi presenta anche disturbi di ansia, contro il 19% della popolazione generale. Questo malessere incide sulle abitudini personali, portando a scegliere, ad esempio, un abbigliamento «coprente» anche in estate, influisce sulle relazioni e ha ripercussioni sul benessere interiore.

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Cause e fattori scatenanti

Purtroppo lo stress emotivo, che tra l’altro in piena emergenza coronavirus si è fatto sentire ancora di più, è, sì, generato dalla patologia, ma al tempo stesso è in grado anche di peggiorarla. In poche parole, la sintomatologia della psoriasi provoca, come si è appena visto, un mix di sentimenti negativi che, a sua volta, continua ad «alimentare» la malattia, in una sorta di circolo vizioso senza fine. «La psoriasi, infatti, è una patologia autoimmune causata da un’anomala attività dei linfociti T, cellule preposte alla difesa dell’organismo», spiega Menicanti. Queste, per via di una predisposizione genetica, riconoscono come “nemiche” le cellule della pelle, i cheratinociti, e le attaccano, innescando così un processo infiammatorio e la riproduzione accelerata delle stesse, che porta alla formazione delle tipiche placche eritemato-squamose.

«Tuttavia, anche se ha origine genetica, la malattia necessita spesso di alcuni fattori per essere attivata: la maggior parte delle persone predisposte, infatti, si ammala solo dopo un evento scatenante. A fronte di un evento destabilizzante la sfera emotiva o fisica, come un lutto o una dolorosa separazione, il cervello innesca nell’organismo una serie di reazioni psicologiche negative in grado di “sbloccare” la psoriasi. La stessa cosa, però, vale anche per i traumi fisici, come un incidente stradale o un’ustione, le infezioni cutanee o da streptococco, l’assunzione di alcuni farmaci, come quelli a base di litio, i betabloccanti e gli antimalarici, le alterazioni metaboliche, come il diabete e le dislipidemie in generale, un’alimentazione povera di calcio, l’abuso di alcol e il fumo di sigaretta. Questi fattori scatenanti, chiamati “trigger”, possono dunque indurre la comparsa della malattia in soggetti geneticamente predisposti».

Cinque diverse forme di psoriasi

Sebbene sia veramente tipica e riconoscibile, la chiazza psoriasica può presentarsi però con anatomia e localizzazioni diverse, a seconda della variante clinica da cui si è colpiti. Per questo motivo non è corretto parlare di psoriasi come di un’unica patologia. Bruno Bianchi, dermatologo presso l’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano, elenca le diverse forme di psoriasi e le loro caratteristiche.

Psoriasi volgare

La forma più comune, che interessa circa l’80% dei pazienti, è quella volgare (o a placche), caratterizzata da chiazze eritematose della pelle, ricoperte da squame color bianco-argento. Queste lesioni, dalle dimensioni variabili, possono essere pruriginose e comparire soprattutto sugli arti, in particolare su avambracci, gomiti e ginocchia, sulla parte bassa della schiena e sul cuoio capelluto, specialmente in prossimità dell’attaccatura dei capelli e sulla zona auricolare. Molti di questi pazienti presentano anche una psoriasi ungueale, con macchie o scollamento delle unghie, che diventano biancastre e tendono a sfaldarsi o a crescere in maniera eccessiva.

Psoriasi guttata

A differenza della precedente, la forma guttata, il cui nome deriva dal latino “gutta” (“goccia”), si manifesta con la comparsa eruttiva di chiazze rossastre soprattutto sul tronco, e raramente su volto e capillizio, e può provocare anche dolore alle articolazioni.

Psoriasi invertita

Esiste, poi, una forma di psoriasi invertita (o inversa), che si presenta con chiazze rosse e lisce, quasi del tutto prive di desquamazione, che si localizzano tra le pieghe cutanee, come l’inguine, le ascelle, il solco intergluteo e la zona sotto-mammaria, specialmente in persone obese e negli anziani.

Psoriasi pustolosa

La psoriasi pustolosa, invece, ha diversi gradi di severità, è piuttosto rara e si manifesta con aree eritematose sulle quali insorgono delle pustole sterili di colorito bianco-giallastro. Può interessare tutta la superficie del corpo ma spesso è localizzata su palmo delle mani e pianta dei piedi.

Psoriasi eritrodermica

Infine, c’è la psoriasi eritrodermica che coinvolge quasi tutta la cute con placche eritematose prive di desquamazione, che spesso causano non solo prurito ma anche dolore, gonfiore e forte infiammazione».

Serve un team di specialisti

Nonostante i disturbi associati alla psoriasi impattino negativamente sulla qualità della vita del paziente – tanto da diventare, in alcuni casi, invalidanti – molti tendono a ignorare la sintomatologia e con essa la necessità di affidarsi a uno specialista. Stando infatti a una ricerca della Technical University di Monaco di Baviera, anch’essa presentata all’ultimo convegno della European Dermato-Venereology Society e condotta su 650 malati tedeschi, è emerso che il 56% del campione non è in cura da alcun dermatologo perché demoralizzato e sfiduciato. Anche un rapporto del Censis del 2019 conferma che il 10% dei malati psoriasici attende diversi anni prima di rivolgersi a un medico.

«Sicuramente lo stress emotivo, causato dal comportamento delle altre persone ma anche dalla mancanza di autostima, porta il paziente a “nascondere” la patologia e, quindi, a rimandare continuamente l’incontro con uno specialista», chiarisce Menicanti. «E quando questo avviene, il malato psoriasico non sempre riesce ad aprirsi liberamente con il dermatologo, rendendo più complicata quell’alleanza medico-paziente, fondamentale per raggiungere risultati migliori in fatto di cura. Per questo motivo la gestione multidisciplinare, che si avvale della collaborazione di dermatologo, psicologo e, laddove sia necessario, reumatologo, è considerata una pratica auspicabile per comprendere meglio il vissuto emotivo e le esigenze dell’individuo con psoriasi e impostare un percorso terapeutico idoneo. Molti pazienti, inoltre, non sono adeguatamente informati sui trattamenti attualmente disponibili e sulla loro reale efficacia».

L’impatto sulla qualità della vita

La psoriasi può avere un forte impatto sulla qualità della vita di una persona, come spiega nella videointervista Fabio Di Nota, ex rappresentante regionale dell’Associazione per la Difesa degli Psoriasici (ADIPSO).

Cinque tipi di trattamento per combattere la psoriasi

Le varianti cliniche di questa patologia dermatologica e la gravità dei sintomi associati presuppongono quindi interventi terapeutici diversi e non è possibile stabilire a priori la validità di una cura. Ciò che potrebbe essere utile per un individuo potrebbe risultare inefficace per un altro. I trattamenti, comunque, sono fondamentalmente di cinque tipi: topici, sistemici, biologici, fisici e naturali. Il dottor Bianchi li spiega uno a uno.

Farmaci topici

Tra i farmaci da applicare localmente sulle chiazze psoriasiche ci sono i cheratinolitici, e in particolare l’acido salicilico, il ditranolo e il catrame vegetale e minerale, che contribuiscono in maniera significativa alla rimozione delle squame, preparando la pelle per eventuali trattamenti successivi. Oltre a questi, tra le terapie locali troviamo anche il calcipotriolo, il tacalcitolo, il calcitriolo e il tazarotene, che bloccano la proliferazione incontrollata dei cheratinociti, i cortisonici, che non solo riducono la produzione eccessiva delle cellule dell’epidermide ma agiscono anche sull’infiammazione. È possibile anche optare per la combinazione di calcipotriolo e betametasone dipropionato, che interviene sia sulla riproduzione incontrollata dei cheratinociti sia sul processo infiammatorio in atto.

Farmaci sistemici 

Laddove i trattamenti topici si rivelino insufficienti e non diano gli esiti sperati, si possono prendere in considerazione anche le terapie sistemiche, generalmente riservate alle forme più severe di psoriasi. Si tratta di farmaci da assumere per via orale o tramite iniezione, sempre sotto stretto controllo medico. Tra questi troviamo il methotrexate, la ciclosporina, i retinoidi orali, tra i quali l’etretinato e l’acitretina, e i fumarati: agiscono sul sistema immunitario, rallentando l’iperproduzione dei cheratinociti, e placano l’infiammazione sottostante.

Farmaci biologici

La vera svolta nell’ambito terapeutico, però, è stata, quasi vent’anni fa, la disponibilità dei farmaci biologici, in grado di modificare in tempi brevi la storia naturale della psoriasi. Queste molecole, che vengono somministrate per infusione o per via iniettiva e agiscono direttamente sulle componenti del sistema immunitario coinvolte nel processo infiammatorio e nella formazione delle placche, sono a carico del Servizio sanitario nazionale e possono essere prescritte nei casi di psoriasi da moderata a grave che non abbiano risposto efficacemente ai trattamenti sistemici tradizionali.

Per valutare il grado di severità della malattia, in base alle caratteristiche di eritema, infiltrazione e desquamazione e all’area della superficie colpita, si può utilizzare l’indice PASI (Psoriasis Area Severity Index). Se la patologia, infatti, interessa più del 10% della superficie corporea ma non risponde alla terapia tradizionale o coinvolge meno del 10% del corpo ma è presente in aree problematiche, come ad esempio le unghie, allora il dermatologo può prendere in considerazione la terapia biologica. Le molecole attualmente in uso per il trattamento della psoriasi sono infliximab, etanercept, adalimumab, ustekinumab, secukinumab, ixekizumab e brodalumab».

Terapie fisiche

Tra le cure disponibili per la gestione della psoriasi c’è anche la fototerapia, che sfrutta un certo tipo di radiazioni ultraviolette per migliorare le lesioni a carico della pelle. A simulare l’azione benefica del sole, specialmente in alcune forme di psoriasi, ci pensano le lampade a ultravioletti a banda stretta di tipo BA311 nanometri, la terapia PUVA, cioè l’associazione di radiazioni ultraviolette di tipo A con un agente fotosensibilizzante, lo psolarene, e la luce monocromatica a eccimeri, che utilizza radiazioni con lunghezza d’onda di 308 nanometri.

Terapie naturali

In alcuni casi alla fototerapia e ai trattamenti locali e sistemici si associa la balneoterapia. Questa è basata sull’azione antinfiammatoria e lenitiva delle acque termali, specialmente quelle bicarbonato-calcio-magnesiche e quelle sulfuree.

Psoriasi e sole

In generale il sole è un prezioso alleato nel trattamento di molte forme di psoriasi, soprattutto quelle più comuni, perché i raggi UV hanno un potere immunosoppressorio e, modulando l’azione dei linfociti T, abbassano i livelli di infiammazione cutanea e impediscono la formazione delle chiazze eritemato-squamose. Per questo motivo, nella stagione estiva, molti pazienti osservano la completa (o quasi) scomparsa delle chiazze, sulle quali però è sempre necessario applicare una crema solare con SPF superiore a 30 per evitare di andare incontro a scottature ed eritemi in grado di peggiorare il decorso della malattia.

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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