Ansia e StressSalute Mentale

Rabbia e aggressività al volante

Automobilisti inferociti per un sorpasso azzardato o per una semplice coda. E c'è chi non si ferma all'insulto ma passa alle mani. Perché tutta questa aggressività? Le risposte dell'esperto di OK Giuseppe Valerio Mavilia

Basta un nonnulla – una piccola indecisione dell’automobilista davanti o quell’altro che si infila nel posteggio che avevamo appena adocchiato – e scatta la collera. Perché tutta questa rabbia? Dove nasce l’aggressività e come si può contenere? Ne abbiamo discusso con il professor Giuseppe Valerio Mavilia, psicologo-psicoterapeuta, neuropsicologo, pedagogista (puoi chiedergli un consulto qui).
 Specializzato in Psicologia Clinica, si occupa di Igiene Mentale e Pedagogia Speciale A presso l’Università degli Studi di Torino, inoltre è Docente Master DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Torino.

Da un’indagine americana emerge che 8 automobilisti su 10 sono aggressivi al volante: perché tutta questa rabbia quando si guida?

Gruppo San Donato

Il guidare enfatizza nelle persone degli aspetti non solo di aggressività, ma anche di prepotenza. Questa necessità quotidiana di spostarsi in automobile è diventata un po’ il gesto simbolico di altre conquiste. Trovare un parcheggio è un po’ come quando “conquistavamo” la caverna per riposare la notte.
Al volante certe persone perdono la dimensione delle cose, tanto da provocare incidenti o aggressioni per un posto auto. Certamente queste situazioni hanno presa su una struttura emotiva nella quale i limiti di contenimento sono già particolarmente labili. Oppure, nei casi più seri, certe persone non hanno proprio una struttura in grado di contenere queste pulsioni interne. È bene considerare che l’estate e il caldo abbassano i livelli di intolleranza quando si guida, quindi il fenomeno della rabbia al volante è sicuramente più percepibile nei mesi estivi.

Come contenerla?

È sempre molto importante il rispetto degli spazi interpersonali, certe persone se percepiscono che c’è un’invasione di campo soffrono e patiscono e quindi si difendono. Bisogna evitare questa escalation, mantenere il sangue freddo e infine pensare che forse non vale la pena di litigare per un sorpasso azzardato.
Pensando a un consiglio pratico, non sarebbe male nelle scuole guida fare qualche corso di educazione alla civiltà e al controllo della emotività. Assistere a delle lezioni tenute da uno psicologo può aiutare a riflettere su come dobbiamo condurci non soltanto da un punto di vista meccanico, ma anche mentale. Al di là di conoscere il codice della strada, un incontro con un esperto di emotività può portare le persone a riflettere sulla gestione del proprio modo di agire.

Qual è l’origine dell’aggressività?

L’aggressività parte da un istinto di base, è un comportamento che si ha dalla nascita e che serve agli animali e agli uomini per proteggere se stessi e ciò che ci è caro. Le differenze da individuo e individuo, stando agli antropologi e ai sociologi, dipendono molto dall’ambiente nel quale si è cresciuti. Chiaramente negli uomini, a differenza degli animali, l’aggressività viene modulata da aspetti di tipo educativo, formativo e sociale. Invece il comportamento animale è molto più libero e non soggetto a schemi che lo contengono.
L’aggressività è il termine che intende la possibilità di manifestare comportamenti che hanno lo scopo di danneggiare o infliggere dolore ad altri rispetto a se stessi. Questo comportamento può avere delle forme più “concrete”, come ad esempio l’aggressività fisica, o delle forme più tipiche del genere umano come quella verbale.
Non dimentichiamo inoltre che l’aggressività è “suscettibile” di ciò che accade nell’ambiente e può scaturire da fenomeni di emulazione, soprattutto nella fascia adolescenziale. Una persona che ha un basso controllo dell’emotività è più a rischio di diventare aggressiva assistendo a film o spettacoli molto violenti. Nel maschio l’aggressività può prendere una piega più fisica, mentre la donna ha un uso sicuramente più forte della parola.

Aggressività passiva e passiva: qual è la differenza?

Ci sono società, come ad esempio quella degli eschimesi, in cui l’aggressività non è mai manifestata in maniera pesante, ma bensì in modo passivo. La persona aggressiva, in questa popolazione, si ritira semplicemente dalle attività: quindi punisce il gruppo, che conta sull’insieme delle persone per cacciare, pescare e sopravvivere. Questa è un’aggressività passiva che nella nostra cultura è molto più rara. Nell’aggressività passiva il soggetto non manifesta un comportamento, ma fa subire la propria immobilità a livello sociale, come nel caso delle popolazioni eschimesi. Se uno nel gruppo si toglie, in realtà è aggressivo, proprio perché sottrae una risorsa, cioè se stesso, alla sua tribù.
Nell’aggressività attiva, invece, le manifestazioni dall’individuo convergono verso l’esterno, dando vita ad attacchi fisici e verbali.
Esiste anche l’aggressività patologica, che è legata ai traumi psichici o alle situazioni di stress prolungate. In questi casi il rapporto con gli altri si può compromettere in modo temporaneo oppure più prolungato. In un quadro psicopatologico queste persone sono prive della capacità di accogliere sentimenti di amore e di bontà. Vivono di elementi traumatici, come conflitti genitoriali, carenze affettive, stili formativi ed educativi particolarmente restrittivi o comunque non consoni. Queste situazioni aiutano la strutturazione di emozioni negative, alle quali si legano poi sentimenti come la sofferenza, la rabbia, la collera fino ad arrivare all’ira.

Si può cambiare atteggiamento?

Molto spesso l’aggressività nasconde un bisogno di comunicare e quindi bisogna prima di tutto far riflettere il soggetto su che cosa vuole comunicare e sulla possibilità di esprimerlo in un altro modo. Attraverso il dialogo e lo scambio affettivo si può trasformare l’aggressività verbale e fisica in un elemento di dialogo. Il soggetto deve riconoscere quali sono gli elementi originari che lo hanno portato a questo tipo di aggressività, per poi impegnarsi a trovare un altro modo per esternarla. L’aggressività va elaborata e vanno compresi i motivi e le origini di questo comportamento, occorre consapevolezza. L’aggressività si può trasformare, da sentimento o emozione negativi, in qualcosa di propositivo, ad esempio riuscendo a convogliarla in una disciplina sportiva piuttosto che in una prestazione intellettiva.

Eliana Canova

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

Il clima caldo ci rende più violenti?

Il cervello di chi è aggressivo si forma in modo diverso

Yoga, tutti i benefici per il corpo e per la mente

Chi mangia pesce è meno aggressivo

Sculacciare i bambini li rende aggressivi

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio