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Protesi d’anca: quanto conta la riabilitazione?

La rieducazione post intervento è una fase importante e delicata per i pazienti operati. Ecco in cosa consiste e quali sono gli obiettivi del trattamento riabilitativo

Il post intervento

Il post intervento

La rieducazione post intervento è una fase molto importante e delicata per i pazienti operati di protesi d’anca. Quali sono gli obiettivi e in che cosa consiste il trattamento riabilitativo? Ne abbiamo parlato con Lorenzo Panella, direttore della struttura complessa di “recupero e rieducazione funzionale” dell’istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano. Specializzato in fisioterapia e geriatria è autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche e di otto libri monografici. È socio fondatore della Società italiana di analisi del movimento in clinica (puoi chiedergli un consulto qui).

La riabilitazione

La riabilitazione

Quanto è importante la riabilitazione post intervento? «Gli obiettivi principali di un intervento riabilitativo sono codificati da una serie di punti. Il primo è fondamentale e consiste nell’evitare l’immobilizzazione a letto, che soprattutto negli anziani che sono la maggior parte dei pazienti operati, è molto debilitante. Il secondo obiettivo è di evitare che la protesi si lussi. Infine è importante recuperare bene il range anatomico dell’anca operata.

Gruppo San Donato

Gli esercizi

Gli esercizi

In che cosa consistono gli esercizi di recupero? «Nella fase acuta occorre educare il paziente a eseguire in maniera autonoma i passaggi di postura: come si entra nel letto, come ci si mette seduti, come alzarsi e nelle prime fasi come utilizzare al meglio gli ausili affidati come i walker e le stampelle. Bisogna non strafare e usare una buona dose di buon senso perché sono da evitare tutte le sollecitazioni importanti sull’anca operata e i movimenti che possono provocare lussazione come accavallare le gambe o la rotazione esterna dell’anca. La riabilitazione consiste nel potenziare la muscolatura dell’arto inferiore operato e i muscoli che stabilizzano l’anca (glutei e quadricipiti). Se le masse muscolari che sostengono gli arti inferiori sono toniche e trofiche anche l’anca funzionerà meglio».

Durata della fase riabilitativa

Durata della fase riabilitativa

Quanto dura la fase riabilitativa? «I pazienti operati in protesi d’anca in terza, massimo quarta giornata passano in degenza di riabilitazione. Queste tipologie d’intervento chirurgico funzionano bene se hanno una continuità riabilitativa adeguata, perché permettono al paziente di ritornare ad avere una vita di autonomia e di relazione assolutamente normale. Questo avviene in una degenza media di 20 giorni. Il paziente è trattato la mattina e il pomeriggio con esercizi che hanno come obiettivo il recupero dell’articolarità dell’arto operato, il controllo del dolore e la valutazione delle condizioni critiche generali. Il potenziamento e la stabilizzazione delle masse muscolari consentono di rimandare a casa il paziente in una condizione di autonomia».

Una volta a casa

Una volta a casa

La terapia continua anche a casa? «Sì. Una volta imparati i movimenti da fare, si può essere autonomi e continuare a fare gli esercizi a casa. Questo però varia da persona a persona. Se il paziente è un giovane adulto o che comunque ha una capacità cognitiva conservata ed è in grado di gestirsi, allora pochi esercizi fatti con costanza e quotidianità sono sufficienti. Se invece il paziente è anziano, magari con un disturbo cognitivo borderline, ci sarà la necessità di una supervisione tecnica del fisioterapista.

Riprendere l’attività fisica

Riprendere l'attività fisica

Quando si può riprendere a fare sport? «Per la ripresa di un’attività sportiva ci vanno mediamente dai 4 ai 6 mesi dall’intervento chirurgico. Non ci deve essere soltanto una riparazione del piano cutaneo, ma anche una riparazione profonda dei tessuti anatomici sottostanti, nonché un adeguato aggiustamento del segmento protesico alla nuova situazione anatomica che si è venuta a creare. Tutte le attività sportive sollecitano l’articolazione, banalmente anche andare a ballare. Prima ci deve essere un’adeguata stabilizzazione».

Eliana Canova

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