Salute

Ipertrofia prostatica benigna (prostata ingrossata): cause, sintomi, diagnosi, cure

Chiamata anche prostata ingrossata, colpisce molto frequentemente gli anziani, sopra i 70 anni, come re Carlo III. Ecco tutto quello che devi sapere

L’iperplasia prostatica benigna (in sigla, Ipb), detta comunemente prostata ingrossata ipertrofia prostatica benigna o adenoma prostatico, è l’ingrossamento benigno della prostata, la ghiandola localizzata subito al di sotto della vescica. Quindi non si parla del tumore più diffuso nella popolazione maschile. La situazione va comunque tenuta sotto controllo, perché le conseguenze possono essere molte.

Mercoledì 17 gennaio Buckingham Palace ha annunciato che tra qualche giorno re Carlo III dovrà essere ricoverato proprio per un ingrossamento della prostata.

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Cos’è e a cosa serve la prostata?

La prostata ha più o meno la forma di una castagna. La sua funzione principale è quella di produrre il liquido prostatico, che costituisce più o meno un quarto del totale dello sperma. Questo liquido gioca ruoli importanti:

  • aumenta la motilità degli spermatozoi;
  • partecipa ai processi di coagulazione e fluidificazione dello sperma;
  • abbassa l’acidità di urine e secreti vaginali, consentendo una maggiore sopravvivenza agli spermatozoi.

Iperplasia prostatica benigna: chi colpisce?

L’iperplasia prostatica benigna si manifesta in genere dopo i 50 anni. È molto frequente nella popolazione maschile nella fascia compresa tra i 60 e gli 80 anni. Si stima che sia presente nella metà degli over 50 e nei tre quarti degli ultraottantenni. Il 40% dei pazienti con ipertrofia prostatica benigna necessita di cure. Può capitare che la prostata si ingrossi anche prima dei 50 anni: ecco quali sono i 6 principali fattori di rischio.

Quali sono le cause della prostata ingrossata?

Sono ancora sconosciute. Vista la concomitanza dell’iperplasia prostatica con l’avanzare dell’età, si studia l’ipotesi che possa rivestire un ruolo la variazione dell’equilibrio ormonale e in particolare il livello di testosterone, l’ormone maschile per eccellenza, nel senso che il nuovo assetto ormonale potrebbe favorire l’ingrossamento della ghiandola prostatica. L’andropausa esiste davvero?

Quali sono i sintomi della prostata ingrossata?

L’iperplasia prostatica benigna non provoca necessariamente sintomi. Un ingrossamento della prostata consistente può però provocare difficoltà a urinare.

Questo avviene perché la ghiandola ingrossata tende a comprimere la parte di uretra (l’ultimo tratto delle vie urinarie) che la attraversa restringendone il calibro, cosa che obbliga la vescica a un eccesso di lavoro per espellere l’urina accumulata. La conseguenza è che con il tempo la vescica si indebolisce e diventa meno efficiente. Dunque, non si svuota più alla perfezione e il residuo di urina nella vescica facilita l’insorgere di infezioni o anche la formazione di calcoli.

Gli altri sintomi che possono derivare da un’iperplasia prostatica importante sono:

  • stimolo impellente a urinare e minzione frequente sia di giorno (pollachiuria) che di notte (nicturia),
  • lo sgocciolamento terminale (alcune gocce di urina continuano a fuoriuscire),
  • la sensazione di un non completo svuotamento della vescica.
  • Nei casi più gravi si può verificare una ritenzione acuta di urina.

La diagnosi per la prostata ingrossata

Quali esami fare in presenza di uno o più sintomi?

  • Il medico di base o lo specialista urologo effettuano come primo controllo l’esplorazione rettale, l’esame della prostata eseguito attraverso l’orifizio anale consigliato ogni anno a partire dai 50.
  • Uno degli strumenti diagnostici principali, poi, è l’ecografia transrettale, che consente di rilevare le dimensioni della prostata e la sua eventuale pressione su uretra e vescica.
  • Altro esame che può essere prescritto dal medico è la flussometria. Questo test misura la velocità e la forza del getto urinario, da cui si può dedurre una rilevante ostruzione al flusso urinario.
  • Spesso vengono eseguiti un dosaggio del Psa (antigene prostatico specifico), per escludere la coesistenza di un carcinoma della prostata, e un esame delle urine. In base ai risultati, si potranno escludere altre patologie, come tumore, prostatite o calcoli alla vescica, arrivando alla diagnosi di un’iperplasia prostatica benigna clinicamente rilevante e dunque a una terapia mirata.

Le terapie farmacologiche per l’iperplasia prostatica benigna 

Le cure farmacologiche di solito sortiscono i primi effetti dopo alcune settimane di terapia e possono essere necessari diversi mesi prima di ottenere il risultato massimo. La terapia si basa su due tipi di farmaci, che necessitano di prescrizione medica.

  • Gli inibitori della 5alfa reduttasi, come la dutasteride o la finasteride. Agiscono inattivando gli enzimi che permettono la trasformazione del testosterone in diidrotestosterone (Dht), responsabile dell’ingrossamento della prostata. Tendono a ridurre di poco, tra il 10 e il 15%, le dimensioni della ghiandola. Gli effetti indesiderati più rilevanti sono l’impotenza (nell’1% dei pazienti) e il calo della libido (nel 2% dei casi).
  • Gli alfa bloccanti, ossia silodosina, tamsulosina, terazosina e alfuzosina. Agiscono sui sintomi, perché rilassano il tono muscolare di collo vescicale e prostata, migliorando il flusso urinario. Tra gli effetti collaterali più frequenti ci sono vertigini, ipotensione ortostatica e astenia.

Esistono rimedi naturali contro la prostata ingrossata?

Alcune sostanze derivate dalle piante, come la serenoa repens, sembrano efficaci. Ricordiamo però che nessun estratto fitoterapico per l’ipertrofia prostatica benigna va assunto senza controllo medico. Anche la curcuma si è dimostrata utile nell’abbassare i livelli di infiammazione. Ci sono altri rimedi naturali che aiutano a combattere la prostata ingrossata.

Quando è necessario l’intervento chirurgico per la prostata ingrossata?

L’intervento più praticato, in caso di insuccesso della terapia farmacologica, è la resezione endoscopica della prostata (Turp). Attraverso l’uretra viene introdotto uno strumento chiamato resettore, che rimuove l’adenoma della prostata, scavando una sorta di tunnel per facilitare la minzione. Eseguito in anestesia spinale, è un intervento poco invasivo che comporta una degenza di due, tre giorni.

La convalescenza dura un paio di settimane, durante le quali è bene astenersi da sforzi eccessivi (sollevare pesi e attività sportiva). In alternativa alla Turp si possono praticare vari tipi di interventi con il laser.

Alimentazione e stili di vita

La regola generale è: quello che fa bene al cuore fa bene alla prostata.

  1. Sì, dunque, all’esercizio fisico moderato.
  2. Sì al consumo di frutta e verdura. Tra gli alimenti consigliati, il pomodoro: il licopene contenuto nell’ortaggio ha proprietà benefiche nel proteggere la salute della prostata. Limitare i cibi grassi e le carni rosse.
  3. No alle bevande alcoliche, soprattutto alla birra.
  4. Bisogna poi evitare di bere troppa acqua o altri liquidi di sera, per ridurre il bisogno di urinare durante la notte, e cercare sempre di svuotare del tutto la vescica. Può aiutare urinare stando seduti. In tema di prevenzione è molto importante la diagnosi precoce. Purtroppo gli uomini tendono a evitare di sottoporsi a visite di controllo, quando sono coinvolti i loro organi sessuali.

Focus a cura di Gianluca D’Elia, direttore di urologia 2 all’ospedale San Giovanni-Addolorata di Roma

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