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Il colesterolo HDL non è poi così “buono”

A concentrazioni troppo alte o troppo basse può aumentare la mortalità, soprattutto negli uomini

Il colesterolo “buono” è sempre stato il refugium peccatorum delle buone forchette, il salvagente d’emergenza a cui ci aggrappiamo quando dobbiamo mostrare le analisi del sangue al cardiologo. Il colesterolo totale e quello cattivo sono alle stelle? «Sì dottore, ma controlli bene: anche l’HDL è alto. È una cosa positiva, no?». Forse non proprio. A insinuarlo è uno studio dell’Università di Copenhagen, pubblicato sullo European Heart Journal.

La “faccia” buona del colesterolo

Innanzitutto ricordiamo perché il colesterolo HDL ha la fama del “buono”. Il suo acronimo sta per “high-density lipoprotein”, ovvero lipoproteine ad elevata densità: queste sono delle microscopiche “navette” che rimuovono il colesterolo in eccesso nelle arterie e lo trasportano nel fegato, dove viene eliminato. Finora si era sempre pensato che la loro attività avesse un effetto protettivo sul cuore, ma a quanto pare non è sempre così.

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Lo studio

I ricercatori lo hanno scoperto esaminando le cartelle cliniche di 116.000 persone arruolate in due grandi progetti di ricerca, il Copenhagen City Heart Study e il Copenhagen General Population Study. I dati di questi soggetti, monitorati in media per sei anni, sono stati poi incrociati con quelli relativi a oltre 10.500 decessi riportati nel registro civile danese.

La sorpresa

I risultati delle analisi dimostrano che gli uomini con livelli di colesterolo HDL “estremamente alti” hanno un tasso di mortalità superiore del 106% rispetto alla norma. Quelli che hanno valori un po’ più bassi ma comunque “troppo elevati”, hanno una mortalità più alta del 36%. Effetti simili, ma più contenuti, sono stati osservati anche nelle donne. Quelle con il colesterolo HDL estremamente elevato hanno mostrato un tasso di mortalità più alto del 68%.

Nessun allarmismo

A questo punto è probabile che siate già corsi a leggere le vostre ultime analisi del sangue domandandovi a quanto corrispondano questi valori “estremamente elevati”. Ma è meglio non andare nel panico. Gli esperti ricordano sempre che non esistono valori universali adatti a tutti, e che bisogna valutare caso per caso in base al rischio cardiovascolare del singolo paziente. Quello che si evince dallo studio è che i casi di HDL così alto, per fortuna, non sono poi così comuni. Nel campione danese sotto esame, gli uomini con livelli “estremamente elevati” erano pari allo 0,4%, mentre le donne erano lo 0,3%.

La virtù sta nel mezzo

Un aumento della mortalità è stato osservato anche nelle persone con livelli di HDL “estremamente bassi”. I soggetti con il minore tasso di mortalità sono risultati essere quelli con livelli medi di HDL, pari a circa 73 mg/dL (1,9 mmol/L) per gli uomini e 93 mg/dL (2,4 mmol/L) per le donne.

Cosa cambia

«Questi risultati cambiano radicalmente il modo in cui intendiamo il colesterolo “buono”», afferma Borge Nordestgaard, uno degli autori dello studio. «I medici come me si sono sempre congratulati con i pazienti che avevano livelli molto alti di HDL nel sangue, ma d’ora in poi non dovremmo più farlo, dal momento che questo studio mostra un tasso di mortalità drasticamente più alto».

Elisa Buson

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