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Ictus: nuova cura raddoppia la velocità del recupero

Si sta capendo se gli stessi progressi si possono ottenere anche sulle persone colpite da trauma cranico

Una nuova tecnica che contrasta l’infiammazione neurologica consente a chi è stato colpito da un ictus il recupero del 50% dell’attività motoria in appena due mesi. Si tratta di più del doppio rispetto al miglioramento garantito dalla cura tradizionale.

Studio italiano 

È questo il risultato di una ricerca tutta italiana condotta dall’Università di Messina insieme alla Fondazione Santa Lucia di Roma, pubblicato sulla rivista scientifica Translational Stroke Research.

Gruppo San Donato

Il ruolo della molecola PEALut

Tutto questo grazie agli effetti della nuova molecola PEALut sulla neuroinfiammazione, alla base, secondo gli esperti, dell’insorgenza di patologie del sistema nervoso centrale.

La ricerca 

I ricercatori in forza all’università siciliana con i colleghi romani hanno messo sotto osservazione 250 persone colpite da ictus, 132 uomini e 118 donne, con età media di 71,4 anni, il 62% dei quali con danno diffuso.

I volontari sono stati suddivisi in due gruppi. Il primo è stato curato con la terapia tradizionale, il secondo con PEALut.

I risultati 

Dopo un mese i pazienti trattati con la nuova molecola hanno manifestato un miglioramento per tutti i parametri considerati. Dopo 60 giorni è stato riscontrato un recupero dell’attività motoria del 40-50% rispetto alle condizioni di partenza, contro il 20% nei pazienti trattati con terapia normale.

La ricerca vuole capire se gli stessi effetti ci sono anche per il trauma cranico

Un secondo studio sta ora indagando se gli stessi effetti della molecola possono essere riscontrati sul trauma cranico. Quindici pazienti sono stati sottoposti alla terapia con PEALut. La molecola è stata somministrata due volte al giorno tutti i giorni. Si è riscontrato un miglioramento statisticamente significativo nel recupero delle funzioni cognitive.

Il parere dell’esperto 

«La ricerca sta dimostrando come PeaLut sia in grado di controllare il meccanismo neurodegenerativo – spiega Salvatore Cuzzocrea, professore ordinario di Farmacologia all’Università di Messina – prevenendo il danno neuronale e ritardando l’esordio della patologia. Se il danno si è già verificato, come nel caso di ictus o trauma cranico in cui l’evento è immediato, rallenta il meccanismo di neurodegenerazione offrendo una possibilità di cura».

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