Salute

Hiv: presto basterà una sola iniezione al mese

L'annuncio arriva dal presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco Stefano Vella: «Dovrebbe arrivare entro due anni»

Una novità che migliorerà di gran lunga la vita di chi ha l’Hiv. Grazie alle tecniche di nanotecnologie si è arrivati ad avere farmaci di lunga durata con una sola somministrazione al mese tramite iniezione, senza quindi la necessità di prendere una pillola ogni giorno. È questa la nuova frontiera per la terapia delle infezioni da Hiv.

Non sarà disponibile per tutti

All’inizio non saranno per tutti i pazienti, bensì solo per alcune categorie. Ma come già avvenuto in passato, nel campo dell’Aids si è agito molto bene per l’accesso alle cure e per arrivare a prodotti innovativi, che addirittura oggi consentono non solo di trattare al meglio i pazienti sieropositivi ma anche di ridurre le nuove infezioni, azzerando la loro carica virale.

Gruppo San Donato

Al lavoro anche per il vaccino

«Si sta ancora lavorando per arrivare un giorno a un vaccino e a una cura: ci vorrà ancora un po’ di tempo – aggiunge Stefano Vella intervistato dall’agenzia ADN Kronos – perché questo virus si integra nelle cellule e lì rimane, nei cosiddetti serbatoi, dai quali è molto difficile tirarlo fuori. Oggi riusciamo ad abbatterne la replicazione con i farmaci ma lui rimane sempre là. Non siamo però lontanissimi, non tanto cura eradicante, quanto da una che permetta di ‘addormentare’ e stabilizzare il virus».

La Prep

Secondo Vella una sperimentazione ‘sul campo’ la meriterebbe anche la cosiddetta ‘Prep’, profilassi pre-esposizione, già adottata negli Stati Uniti e in Francia con successo «somministrando i farmaci in maniera ‘preventiva’, anche ‘on demand’, ad alcune categorie di pazienti ad alto rischio, per evitarne l’infezione. Esattamente come accade per la malaria. I critici contestano il fatto che spendere dei soldi per dei farmaci quando esistono altre forme di prevenzione dell’Hiv non è pensabile, ma bisogna guardare in faccia alla realtà e tenere in considerazione che a livello di sanità pubblica tutto questo potrebbe essere vantaggioso, perché si evita di avere poi un paziente da curare a vita».

 

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