Salute

Larva migrans: mio figlio si è preso una dermatite tropicale (e nessuno sa curarlo)

«A noi non capiterà mai, è un problema lontano... non possiamo curarci anche di questo».  A volte, anche se difficilmente si dice a voce alta, è questo che si pensa sentendo parlare di malattie diffuse nei paesi in via di sviluppo, ma non in Europa; malattie spesso legate alla presenza e allo sviluppo di parassiti, o di virus che nel mondo occidentale sono quasi del tutto scomparsi. Basi pensare alle terribili malattie degli occhi dovute a larve che fanno perdere la vista a tanta parte della popolazione africana, al colera, alla malaria  e... alla larva migrans cutanea. Di questa ben pochi hanno sentito parlare e anche per Gabriella, che vive a Torino, fino a qualche anno fa era una parola ignota, così come la Jamaica era solo un bellissimo posto dove passare una vacanza facendo correre il suo bambino, allora di soli 9 anni, su spiagge meravigliose.

«A noi non capiterà mai, è un problema lontano… non possiamo curarci anche di questo».  A volte, anche se difficilmente si dice a voce alta, è questo che si pensa sentendo parlare di malattie diffuse nei paesi in via di sviluppo, ma non in Europa; malattie spesso legate alla presenza e allo sviluppo di parassiti, o di virus che nel mondo occidentale sono quasi del tutto scomparsi. Basi pensare alle terribili malattie degli occhi dovute a larve che fanno perdere la vista a tanta parte della popolazione africana, al colera, alla malaria  e… alla larva migrans cutanea. Di questa ben pochi hanno sentito parlare e anche per Gabriella, che vive a Torino, fino a qualche anno fa era una parola ignota, così come la Jamaica era solo un bellissimo posto dove passare una vacanza facendo correre il suo bambino, allora di soli 9 anni, su spiagge meravigliose.

Ma dopo quel viaggio per la famiglia la vita è cambiata ed è entrata quella parola –  larva migrans  – ignota e dalle conseguenze terribili. Si tratta di una malattia parassitaria, un tipo di dermatite causato principalmente dalle larve dell’Ancylostoma braziliense che penetrano nella pelle umana e poi migrano nei tessuti sottoepidermici. Si tratta di una malattia nota nei paesi tropicali, ma rara in Europa. Al ritorno in Italia, infatti, il bambino comincia a mostrare strani segni sulla pelle e così comincia il pellegrinaggio da un medico all’altro.

Gruppo San Donato

«Abbiamo girato gli ospedali di Italia, Francia e Inghilterra – spiega Gabriella – e i medici consultati hanno fatto diverse supposizioni e diagnosi sempre poi smentite: traumi da separazione coniugale, leucemia, siringomielia, Charcot-Marie Tooth, Dejerine-Sotta, lebbra, lupus, ulcere di buruli e poi altre ancora neuropatie».  Solo dopo tanti esami e terapie inutili è arriva la diagnosi, nel frattempo però la situazione del ragazzino era peggiorata: insensibilità alle gambe, le ulcere ai piedi, l’osteomielite al metatarso del piede destro in corrispondenza dell’ulcera, e poi ancora la necessità di farsi amputare prima un alluce poi la parte anteriore del piede.

«Probabilmente se avessero indovinato in precedenza la diagnosi – continua Gabriella – non si sarebbe arrivati alla perdita di sensibilità e non avrebbe perso l’articolazione all’alluce. Peraltro sto pagando cifre esorbitanti per visite e terapie, ma spesso mi sento dire che i medici non sanno proprio cos’abbia mio figlio. Siamo andati in mezzo a malati di ogni tipo: HIV, epatiti, senza nessuna corsia privilegiata nonostante fosse un bambino. Alle mie richieste di trattarlo come tale mi sono sentita rispondere male, malissimo. Lui è rimasto segregato in casa per anni, si vergognava a uscire con gli altri ragazzi, non ha vissuto un’infanzia normale».

Oggi quel bambino ha 27 anni, ma a 18 anni di distanza da quella infezione nessuno è stato capace di trovare una soluzione al suo male. «Abbiamo parlato con i luminari più prestigiosi– racconta ancora la madre che non sa più come aiutarlo e come sostenere le spese. –  Torino, Genova, Lione, Londra, Amsterdam. Antibiotici, operazioni chirurgiche, camera iperbarica, ozonoterapia, medicina alternativa: abbiamo provato tutto. La preoccupazione maggiore viene dal fatto che la larva tende a invadere il sistema nervoso centrale, potrebbe ucciderlo».  Gabriella è molto preoccupata, non ce la fa più e non sa davvero più a chi rivolgersi, sembra che nessuno sappia fare nulla per questo male: questo significa avere una malattia non solo rara ma anche negletta, una di quelle che «sono tipiche dei paesi poveri, da noi non ci sono e non ci capiteranno mai», ma che quando però arrivano diventano un dramma senza via d’uscita.

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