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Samanta Togni: «Un anno intero con l’appendicite»

«L’infiammazione era nascosta dietro l’intestino cieco, così tre ecografie all’addome non hanno evidenziato il problema. C’è voluta una Tac e finalmente, dopo l’operazione, ho ricominciato a stare bene»

Frequenti mal di pancia, lancinanti e duraturi, accompagnati da febbre. Con questi malesseri dolorosissimi e invalidanti per chi fa il mio mestiere (e non solo) ho convissuto per 12 lunghi mesi. Colpa di un’appendicite così ben nascosta dietro al tratto dell’intestino cieco da sfuggire alla bellezza di tre ecografie all’addome. Roba da Guinness dei primati, insomma! Ora ci rido su, ma è stato un vero incubo.

Samanta Togni: mi dissero che avevo un’infezione

Il primo episodio risale al settembre del 2012: all’improvviso, mi sono sentita a un passo dallo svenimento, piegata in due da fitte acute che si irradiavano dallo stomaco ai reni e indebolita dalla febbre a 38. Mai vissuto niente di simile. Insieme a mia madre sono corsa spaventatissima al pronto soccorso dove, dopo le domande di rito su stile di vita e tipo di alimentazione, mi hanno sottoposta a esami del sangue, palpazione ed ecografia all’addome, dai quali è emerso soltanto che avevo un livello di globuli bianchi superiore alla media. Il medico mi ha spiegato che quel valore sballato era indice di un’infezione in corso e che, scartate le ipotesi di cisti ovariche e di appendice infiammata, probabilmente si trattava di un attacco di cistite alimentato dallo stress. Sarei guarita con un po’ di riposo e bevendo molta acqua.

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Ma i sintomi sono via via peggiorati

Peccato che, da allora, abbia iniziato a provare un perenne stato di malessere e ad accusare attacchi sempre più frequenti, duraturi e intensi. Ero sconfortata e amareggiata: anche le due successive ecografie non avevano evidenziato nulla di strano, eppure io non accennavo a migliorare. Per lenire la sofferenza mi imbottivo di analgesici, ma lavorare ormai era un incubo. Tra le esperienze più drammatiche, indimenticabile lo spettacolo in coppia con Stefano Di Filippo nel giugno 2013. Ho temuto di cadere rovinosamente a terra fino all’ultimo minuto!

Samanta Togni: alla fine è arrivata la diagnosi

La diagnosi di appendicite retrocecale è arrivata solo nel settembre 2013, quando, in seguito a una crisi violentissima, mi sono precipitata di nuovo al pronto soccorso e per la prima volta mi hanno prescritto una Tac con contrasto. Un esame terribilmente fastidioso, che però finalmente ha messo in evidenza una «matassa» nascosta dietro all’intestino. Il giorno dopo mi hanno operata d’urgenza, perché il rischio che l’infiammazione si estendesse e diventasse peritonite era altissimo. L’intervento è riuscito perfettamente e dopo cinque giorni sono stata dimessa con pochi punti di sutura.

Samanta Togni: mi sono ripresa completamente

E anche il recupero è stato abbastanza veloce. Dopo due settimane di convalescenza a casa, aiutata da mia madre, ho cominciato le prove di Ballando con le Stelle. In realtà, all’inizio ero bloccata dalla paura di rivivere quei dolori spaventosi e di farmi male con un movimento sbagliato. Vi dico solo che una volta, durante una delle prime esercitazioni di presa a terra con Roberto Farnesi, improvvisamente ho avvertito le sue mani sulla cicatrice e d’impulso gli ho gridato di lasciarmi. Risultato? Lui mi ha mollata e io sono caduta come una pera cotta, riempiendomi di lividi. Una scena davvero fantozziana! Detto questo, nel giro di pochi giorni mi sono sciolta del tutto. E da allora, di quell’anno di sofferenze è rimasto solo il ricordo.

Samanta Togni (testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e Benessere)

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