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Paola Perego: metabolismo lento, ero ingrassata 15 chili

"Dopo la diagnosi di ipotiroidismo, con le cure mediche, tanto sport e una dieta sono riuscita a tornare nella mia solita forma" racconta la conduttrice televisiva.

Tutto è cominciato quattro anni fa. Mi alzavo la mattina già fiacca, non avevo voglia di fare niente, non stavo in piedi, ero perennemente stanca. Avevo anche problemi a dormire: o non prendevo sonno, o avrei riposato tantissimo. Per non parlare di un aumento di peso anomalo e inspiegabile. Soffrendo di anemia, ho provato a fare le analisi del sangue per controllare i valori del ferro, pensando che la spossatezza potesse essere causata da quello. E invece andava tutto bene. Il mio medico, vedendo i risultati dell’emocromo e incrociandoli con i sintomi da me descritti di debolezza, mi aveva consigliato di sottopormi a un’ecografia della tiroide. Ma, tra il lavoro e vari altri impegni, me ne sono dimenticata, sottovalutando il problema. Ho continuato così a convivere con la stanchezza, gonfiore e disturbi del sonno, tamponando il mio malessere con integratori vitaminici e papaya per tirarmi su.

Un giorno sono andata in una clinica a trovare un’amica, e lì, per puro caso, ne ho approfittato per fare quell’ecografia alla tiroide che continuavo a posticipare. Mi hanno trovato una serie di noduli e quindi sono subito andata da un endocrinologo a Pisa, uno dei centri di ricerca più all’avanguardia in Italia. Dopo ulteriori accertamenti mi è stato diagnosticato un ipotiroidismo. La mia tiroide non funzionava, per questo ero sempre stanca e dormivo male. L’altra conseguenza era il metabolismo rallentato, che mi aveva fatto ingrassare.  Ho cominciato subito con una cura farmacologica: prendo una pastiglia al giorno a base di levotiroxina sodica, e la dovrò prendere per tutta la vita per far lavorare la mia tiroide pigra. Ho iniziato con dosi bassissime per limitare gli effetti collaterali, come per esempio episodi di tachicardia e insonnia: sono partita da 0,25 microgrammi e ora sono a 100. L’energia però mi è tornata immediatamente!

Gruppo San Donato

Tra controlli periodici ogni tre mesi, esami del sangue ed ecografie per capire come andavano i valori, oggi alcuni noduli si sono ridotti e altri sono addirittura scomparsi. L’aumento di peso è stato un problema meno immediato da risolvere perché in meno di un anno avevo messo su 15 chili. Ero gonfia, ero strana. Ero proprio cambiata fisicamente, tanto che non mi entravano più i vestiti. Nella mia vita non ero mai ingrassata, anche perché non sono una mangiona, piuttosto mi piace pasticciare, ma senza abbuffarmi. Avevo il viso, il collo e le spalle gonfie: non mi riconoscevo più. Anche mettendomi a dieta ingrassavo comunque senza motivo.

 

Poi, dopo la diagnosi di ipotiroidismo, con le cure mediche, tanto sport e una dieta sono riuscita a tornare nella mia solita forma. Per rimettermi in linea ho cercato di evitare pasta, pane e dolci, prediligendo le proteine. E mi allenavo in palestra con un personal trainer con pesi e lavoro cardiofitness con circuiti ad hoc. Ora mangio normalmente e non ingrasso più. Se proprio faccio una mangiata, metto su un chilo al massimo, ma poi mi basta poco per buttarlo giù. Il mio metabolismo è tornato normale, finalmente!

Insomma, tornando indietro mi pento di non aver fatto subito i controlli medici specifici perché avrei potuto evitare un aumento di peso così importante e tutta quella stanchezza. Per sicurezza ho fatto fare gli esami alla tiroide anche a mia figlia di 22 anni. Il risultato? Anche lei ha un lieve ipotiroidismo, per fortuna senza noduli, e ci stiamo curando insieme.

Paola Perego (confessione raccolta da Alice di Pietro per OK Salute e benessere di giugno 2014)

Foto di Claudio Porcarelli

LE CONSEGUENZE DELL’IPOTIROIDISMO

di Giorgio Iervasi, direttore dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IFC CNR)

Le patologie di alterata funzione della tiroide colpiscono tra i 6 e gli 8 milioni gli italiani. Di questi, solo il 2-5% soffre di ipertiroidismo, mentre il 10-12% di ipotiroidismo, com’è capitato a Paola Perego. Ad ammalarsi di più di ipotiroidismo sono le donne nell’età media e giovanile, con un’incidenza 4-5 volte superiore rispetto agli uomini. Oltre i 65 anni, il rapporto si riduce progressivamente fino a dimezzarsi nelle età più avanzate.

Cause. Su mille casi di ipotiroidismo almeno 999 sono di origine tiroidea e non ipotalamo-ipofisaria, cioè legata a una malattia dell’ipofisi o dell’ipotalamo. Quattro le cause principali di ipotiroidismo:

– tiroidite (perlopiù cronica o di tipo autoimmune o per esiti di tiroiditi subacute e virali); – tiroidectomia (asportazione della tiroide); – terapia radiometabolica (per la cura dell’ipertiroidismo); – farmaci (per la cura di aritmie cardiache o psichiatriche).

I noduli che ha avuto la conduttrice non sono causa di ipotiroidismo, ma conseguenza: in un contesto di tiroidite specie in presenza di ridotta funzione ghiandolare si possono sviluppare noduli.

} Diagnosi. Ai primi stadi spesso non è diagnosticato a causa di una sintomatologia lieve e aspecifica. Se c’è ipotiroidismo sospetto, oltre alla storia clinica del paziente sarà necessario eseguire esami specifici: il più importante è il dosaggio del TSH, seguito dalla misura della cosiddetta FT4 (detta anche T4 libera) e, se necessario, anche dalla FT3; l’esame ecografico fornisce informazioni sulla struttura della ghiandola e conseguentemente del probabile fattore causale della malattia.

} Per stimolare la tiroide. Circolano molte credenze su quanto possa effettivamente servire a stimolare la tiroide. Ecco che cosa è vero e che cosa è falso. VERO: mangiare cibi ricchi di iodio. Il nostro organismo ha bisogno di 100-300 microgrammi circa al giorno di iodio. L’alimentazione consente un normale apporto di questo elemento. Largo quindi a sale iodato, acqua ricca di iodio, molluschi, crostacei, pesce azzurro, branzino, mormora, sogliola, orata, olio di cocco, alghe brune e rosse, uova, latte, noci brasiliane, mirtilli. FALSO: respirare lo iodio marino. La quantità di iodio che possiamo introdurre nell’organismo facendo per esempio una vacanza al mare è insignificante rispetto al normale fabbisogno.

}Cura. La terapia è sostitutiva e consiste nella somministrazione orale di Levotiroxina (farmaco sintetico identico all’ormone tiroideo T4), cominciando con dosi basse e salendo progressivamente fino alla graduale normalizzazione dei valori ematici di TSH ed FT4 se riscontrati ridotti. Solitamente, la terapia va proseguita tutta la vita, con controlli periodici. Effetti collaterali come tachicardia e insonnia possono insorgere anche a bassi dosaggi. Di norma, nel trattamento con dosi capaci di ripristinare una normale funzione tiroidea non si verificano interazioni con altri farmaci. Il paziente deve però comunicare al medico eventuali terapie in corso con altri farmaci che, come gli anticoagulanti, potrebbero essere potenziati nella loro azione dal trattamento con ormoni tiroidei. La scomparsa dei noduli legata all’assunzione di Levotiroxina, come descritto dalla Perego, è un evento non frequente, ma possibile, soprattutto per i noduli di piccole dimensioni, mentre nel 10-20% dei casi si ottiene una riduzione del volume specie nei primi 6-8 mesi di trattamento.

 

 

 

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