Salute

Un fiocchetto lilla contro i disturbi alimentari

Il 15 marzo si celebra la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla per sensibilizzare l'opinione pubblica sui disturbi alimentari. Dall'anoressia, alla bulimia, passando per il binge eating e l'ortoressia, ecco una guida per capire meglio

Le piazze italiane si colorano di lilla per sensibilizzare la popolazione sui disturbi del comportamento alimentare (DCA), che solo nel nostro Paese interessano circa 3 milioni di giovani, dei quali il 95,9% sono donne e il 4,1% uomini. Il 15 marzo, infatti, si svolge la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, ideata da Stefano Tavilla, presidente dell’Associazione Mi nutro di vita. L’iniziativa accende i riflettori sulla relazione, talvolta pericolosa, tra cibo, corpo, mente ed emozioni. L’obiettivo? Fare informazione sui DCA, interagire con i genitori, dare supporto a chi sta già lottando e offrire consulenze gratuite a chi ne avesse bisogno. C’è anche un numero verde che si può chiamare, 800180969, e un sito disturbialimentarionline.it, con la mappa di strutture e associazioni dedicate ai Dca in Italia.

Cosa sono i disturbi alimentari?

«Da un punto di vista psicopatologico, questi disturbi sono un’alterazione delle abitudini alimentari, caratterizzati da un’eccessiva preoccupazione per le forme del corpo e in particolare per il peso, sia in eccesso sia in difetto» chiarisce Giuseppe Valerio Mavilia, psicoterapeuta, neuropsicologo, pedagogista. Si tratta di complesse malattie mentali che compromettono seriamente la salute e portano, chi ne è affetto, a vivere con l’ossessione del cibo, del peso e dell’immagine corporea. Tuttavia, il peso non è un marcatore clinico imprescindibile dei disturbi del comportamento alimentare, perché anche persone normopeso possono essere affette da una patologia associata ai DCA.

Gruppo San Donato

Quali sono i disturbi alimentari più conosciuti?

«Le due forme più comuni in ambito di disturbi alimentari giovanili sono l’anoressia e la bulimia, che si manifestano principalmente nelle ragazze nella fascia di età tra i 15 e i 25 anni» chiarisce Mavilia.

Anoressia

«L’anoressia è un’ossessione per la magrezza e per il peso, spesso scambiata per un segnale di benessere che può essere influenzato anche dai media» spiega lo psicoterapeuta. «Dagli anni Ottanta a oggi, il modello proposto da televisione, cinema e moda è sempre stato quello di un corpo atletico, magro e performante, associato a una mente brillante e di successo. In realtà è una trappola soprattutto per gli adolescenti che non sono così strutturati e hanno l’esigenza di identificarsi con delle figure che, tuttavia, sono inesistenti. L’eccessivo controllo porta a un’ossessione e da questa si sfocia nella patologia» continua Mavilia.

Bulimia

«La bulimia si caratterizza per la continua introduzione di cibo in un breve lasso di tempo – continua Mavilia – ed è accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo, tanto che si ricorre al vomito autoindotto, all’utilizzo di diuretici e lassativi e all’aumento dell’attività fisica». 

Binge Eating

Il binge eating è un disturbo che si caratterizza per l’alternanza di bisogno di cibo compulsivo (dolce e salato insieme), senza però necessariamente ricorrere ai comportamenti compensativi tipici della bulimia, come ad esempio il vomito o l’uso di lassativi. «Nelle persone che soffrono di questo disturbo, il pensiero del cibo diventa così assillante che spesso si evita di trovarsi in situazioni come cene, compleanni o ricorrenze perché non si è capaci di gestire il rapporto con il cibo» ricorda Mavilia.

Ortoressia

«L’ortoressia nervosa è una patologia che può essere classificata a cavallo fra un disturbo dell’alimentazione e nutrizione e un disturbo ossessivo-compulsivo. A differenza dell’anoressia o della bulimia, dove al centro c’è il corpo e le distorsioni dell’immagine corporea, l’ortoressia pone l’attenzione sulla qualità dei cibi, selezionati in base alla genuinità» spiega Emanuel Mian, psicologo, psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo-comportamentale.

I disturbi alimentari non colpiscono solo le donne

I disturbi del comportamento alimentare interessano solo il sesso femminile? No, come spiega lo psicoterapeuta Giuseppe Valerio Mavilia: «Se fino a qualche anno fa questi disturbi colpivano principalmente le ragazze, oggi sono aumentati i casi riguardanti i maschi. All’origine c’è spesso la ricerca ossessiva di una forma fisica perfetta, basata su un ideale estetico esagerato che spinge a fare diete drastiche e a servirsi di integratori e anabolizzanti»

Età d’esordio e decessi

Il libro “Corpi senza peso” di Stefano Vicari, direttore di Neuropsichiatria Infantile all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, e Ilaria Caprioglio, avvocatessa e scrittrice, racconta in modo approfondito i disturbi del comportamento alimentare, indicandoci anche che l’età di esordio di questi problemi si colloca generalmente tra i 15 e i 19 anni, sebbene siano sempre più frequenti i casi di anoressia già a partire dalla scuola elementare. La percentuale di decessi in un anno per anoressia nervosa si aggira tra il 5,86 e il 6,2%, tra 1,57 e 1,93% per bulimia nervosa e per gli altri disturbi tra 1,81 e 1,92%.

Quali sono i campanelli d’allarme?

«I tre principali campanelli d’allarme – spiega Stefano Vicari – sono un forte dimagrimento, la perdita del ciclo mestruale e un comportamento ossessivo verso la propria forma fisica. Gli adolescenti presentano spesso momenti di crisi, assolutamente sani perché rappresentano la loro fase di crescita verso la vita adulta, ma a volte i comportamenti problematici costituiscono un campanello d’allarme se non delle vere e proprie richieste di aiuto. Il confine tra situazione patologica e non-patologica è dato dal benessere e della qualità della vita delle persone». Dall’anoressia al binge eating, ecco tutti i campanelli d’allarme.

Genitori: cosa fare e non fare

«I genitori devono saper osservare i propri figli, cogliere i loro cambiamenti nel fisico, nel comportamento e nel loro umore» consiglia Stefano Vicari, direttore di Neuropsichiatria Infantile all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. «In generale, si deve favorire la richiesta di aiuto, accompagnando il ragazzo o la ragazza nel cogliere quello che sta attraversando. Può essere un momento di difficoltà, di cui non c’è da aver paura nel parlarne e nel farsi aiutare. Il messaggio dovrebbe sempre essere: “C’è sempre una soluzione e io sono qui per darti una mano”». Mamma e papà non dovrebbero pensare che il cibo sia il problema e far sentire come un fastidio il problema del figlio, esprimere giudizi o essere ipocriti facendo finta che non ci siano problemi.

Come si curano i disturbi alimentari?

Come spiega Mavilia, la diagnosi del disturbo è il primo passo e richiede l’intervento di uno specialista che sappia cogliere i disagi e le sofferenze profonde di chi ne è colpito. È un processo complesso, che richiede del tempo e che non può risolversi in un solo incontro. I trattamenti di solito coinvolgono anche i familiari. Può essere utile una psicoterapia con un indirizzo cognitivo comportamentale. A volte sono necessarie delle cure farmacologiche di competenza medico-specialistica, che possono avere un effetto antidepressivo o farmaci anticompulsivi. Esiste anche la possibilità di un trattamento ospedaliero o di un ricovero presso centri specifici dove poter riceve il giusto supporto medico e psicologico.

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