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Salute a rischio per i pendolari, già nell’antico Egitto

I manovali della Valle dei Re soffrivano di artrosi alle ginocchia e alle anche per i continui spostamenti sulle colline

Brutta vita, quella dei pendolari. Ore e ore sprecate ogni giorno per fare il tragitto casa-lavoro, imprigionati nell’abitacolo dell’automobile o strizzati sui mezzi pubblici nell’ora di punta. Un po’ di musica o una buona lettura possono combattere la noia, ma di sicuro non possono nulla contro la sedentarietà che minaccia cuore, articolazioni e girovita. Se anche voi siete condannati a questa tortura, portate pazienza, iscrivetevi in palestra e consolatevi un po’: sappiate che i “pendolari” dell’antico Egitto se la passavano ancora peggio rispetto a voi.

I manovali impegnati nella costruzione delle necropoli nella Valle dei Re, infatti, erano martoriati dall’artrosi alle ginocchia e alle anche: colpa del “pendolarismo”, che li costringeva quotidianamente a spostarsi a piedi facendo continui su e giù per le colline tebane. A indicarlo è uno studio pubblicato su International Journal of Osteoarchaeology dall’egittologa Anne Austin, della Stanford University a Palo Alto, in California.

Gruppo San Donato

La ricercatrice ha analizzato i resti di questi lavoratori e dei loro familiari vissuti circa 3.500 anni fa nel villaggio di Deir el-Medina, nei pressi della moderna Luxor. Le ossa, sepolte alla rinfusa dopo secoli di trafugamenti, sono state catalogate per sesso ed età ed esaminate attentamente alla ricerca di segni patologici. Dalle analisi è emerso che l’artrosi era un problema che interessava soprattutto gli uomini, a livello delle anche e delle ginocchia, mentre le donne erano meno colpite. Questo dato ha stupito la ricercatrice che, alla luce delle attività lavorative svolte dagli artigiani nelle necropoli, si aspettava danni da usura che interessassero la parte superiore del corpo.

Per risolvere questo enigma, Anne Austin ha osservato attentamente l’ambiente naturale in cui questi operai erano immersi e ha riletto tutti gli antichi atti amministrativi del villaggio che riportavano le loro presenze e assenze nei cantieri. Da questi documenti è emerso un incredibile spaccato della loro vita quotidiana. Mentre le donne rimanevano al villaggio, gli uomini ogni settimana si incamminavano per le colline tebane per raggiungere delle piccole abitazioni in pietra proprio sopra la Valle dei Re: qui risiedevano durante la settimana lavorativa, scendendo nella valle e risalendo per il pendio ogni giorno. Alla fine della settimana, poi, facevano ritorno a Deir el-Medina. Sebbene i tragitti non fossero molto lunghi, prevedevano però dei percorsi molto ripidi: dal villaggio alle abitazioni di pietra c’è un dislivello di 151 metri, mentre dalle casette in pietra alla Valle sono altri 93 metri. Considerando che gli artigiani facevano questi spostamenti in media per 161 giorni all’anno, con una vita lavorativa che poteva durare 25-35 anni, è molto probabile che questo “pendolarismo” fosse la causa principale dell’artrosi.

Elisa Buson

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