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Pneumotorace: sintomi e cure

Non sottovalutare i sintomi e rivolgersi al proprio medico o al Pronto Soccorso per esami più approfonditi sono i primi passi da compiere per salvaguardare la salute dei nostri polmoni. I consigli dell'esperto di OK Pierluigi Granone

Un forte dolore al petto e la sensazione di mancanza d’aria. Lo pneumotorace, nella forma più comune, può verificarsi in qualsiasi momento, anche durante il sonno. Abbiamo approfondito l’argomento con l’esperto di OK Pierluigi Granone, professore ordinario di chirurgia toracica dell’Università Cattolica del S. Cuore e Direttore della Scuola di specializzazione in chirurgia toracica (puoi chiedergli un consulto qui).

Pneumotorace: di che cosa si tratta?

Gruppo San Donato

Per pneumotorace s’intende la presenza di aria all’interno della cavità pleurica, dove normalmente l’aria non è presente perché questo spazio è occupato dal polmone. Nella cavità pleurica esiste una pressione che è più bassa di quella atmosferica, quindi permane una forma di “vuoto” che mantiene il polmone espanso e attaccato alla parete toracica. Quando, per una serie di eventi, entra dell’aria all’interno del cavo pleurico, il polmone si distacca dalla parete toracica, perché questa aria s’interpone fra la parete esterna del torace e la superficie del polmone. A secondo della quantità di aria che è entrata, il polmone avrà più o meno ridotta possibilità di assolvere alla sua funzione respiratoria.
Lo pneumotorace si può verificare a qualsiasi età e in qualsiasi situazione. Il problema non va sottovalutato, soprattutto quando si avverte un dolore acuto al torace, anche se passa nel giro di qualche ora. Ci si deve rivolgere al proprio medico o qualora i sintomi siano particolarmente intensi al Pronto Soccorso per sottoporsi a radiografia toracica.

Quali sono i sintomi?

I sintomi dipendono dal meccanismo che ha provocato lo pneumotorace, e dalla gravità, ma il dolore, acuto e improvviso, è caratteristico della patologia. Si può verificare anche una sensazione di mancanza di aria, o dispnea, riferibile al ridotto funzionamento del polmone.
Se il polmone è completamente collassato si respira di fatto con un solo polmone, quindi in questo caso si avvertirà sicuramente una sensazione di mancanza di aria molto intensa. Se lo pneumotorace è parziale, ovvero se soltanto una piccola quantità di aria è entrata all’interno del cavo pleurico, il polmone continuerà a respirare e la sensazione di affaticamento respiratorio sarà più o meno intensa.
Persone anziane e forti fumatori sono a rischio pneumotorace e queste categorie di persone sono più difficili da trattare proprio per la qualità del polmone che è mediamente scadente.

Quali sono le tipologie più frequenti?

Il tipo di pneumotorace determina la sintomatologia e l’andamento clinico del paziente. Lo pneumotorace spontaneo è tra i più frequenti. Si può verificare in qualsiasi momento, senza che ci siano cause apparenti e spesso avviene durante il sonno, o in situazioni di sforzo. È un fenomeno che colpisce prevalentemente i giovani, con caratteristiche somatiche abbastanza tipiche: magri e alti, indifferentemente donne o uomini. Dagli studi è emerso che queste persone hanno un tratto caratteristico in comune, che spiegherebbe in parte il verificarsi del fenomeno: durante l’età pre-adolescenziale hanno una crescita veloce dell’apparato scheletrico in un tempo molto breve. L’apparato respiratorio, al contrario, impiega un po’ più di tempo ad adattarsi al cavo pleurico. Lo sviluppo della gabbia toracica può esercitare sul polmone una maggiore pressione negativa e far sì che la parte più alta del polmone sia sottoposta a stiramento e quindi soggetta alla formazione di bolle di aria, che poi si possono rompere dando origine allo pneumotorace.
Altra tipologia di pneumotorace è quello conseguente a traumi di vario genere, che possono essere aperti come le ferite da arma da fuoco o da taglio e punta, oppure possono essere causati da incidenti automobilistici, domestici o in ambito lavorativo. In questi casi l’elemento determinante è la quasi costante rottura di una o più coste, che può lacerare la superficie della pleura interrompendo l’impermeabilità all’aria della superficie polmonare.
La forma più grave di pneumotorace, per la quale si deve intervenire immediatamente, è lo pneumotorace iperteso. L’aria, per un meccanismo di valvola unidirezionale può continuare a entrare nella cavità pleurica causando un aumento della pressione e un conseguente malfunzionamento anche dell’altro polmone. La gravità è data dal possibile piegamento dei grossi vasi che arrivano al cuore, che impedisce il ritorno del sangue al cuore. In questo caso si ha un arresto cardiaco immediato. Il provvedimento di salvataggio consiste nel bucare la parete del torace per fare entrare l’aria e ristabilire l’equilibrio con la pressione atmosferica.

In che cosa consiste il trattamento?

Parlando della forma più comune, che è quella spontanea, bisogna distinguere tra il primo episodio, e i successivi. Dopo il primo episodio infatti, anche se si è praticato un drenaggio pleurico, è suggerita l’attesa. La percentuale di rischio di un nuovo episodio aumenta a ogni evento successivo per cui di norma si interviene chirurgicamente dopo il secondo episodio.
Quando invece è grave e crea una situazione di dispnea marcata, allora bisogna attuare una procedura che consenta di riportare l’aria al di fuori del cavo pleurico, mantenendo la pressione negativa. Per raggiungere questo scopo si utilizza un tubo di drenaggio collegato a una valvola unidirezionale (l’aria può uscire, ma non rientrare), inserito all’interno del cavo pleurico per aspirare tutta l’aria ivi contenuta.
L’intervento chirurgico consiste nell’asportare la zona di polmone occupata dalle bolle d’aria, in genere molto piccola, la cui rottura ha causato la fuoriuscita dell’aria.

Si può praticare attività fisica dopo aver avuto uno pneumotorace?

Quando si è sicuri che lo pneumotorace è completamente risolto, è buona regola sottoporre il paziente anche a una tac del torace, che permette una visione più approfondita: molto spesso il fenomeno è da tutti e due i lati, anche se si è verificato soltanto da una parte.
La preoccupazione dei giovani che hanno avuto uno pneumotorace è capire se nel proprio stile di vita c’è spazio anche per l’attività fisica. Chi è stato curato per uno pneumotorace non deve rimanere fermo su una poltrona, ma riprendere gradualmente l’attività fisica. Le persone che hanno un fattore di rischio molto importante, invece, dovrebbe astenersi da attività subacquee.

Eliana Canova

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