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Perché guardiamo i film tristi? È tutta “colpa” delle endorfine

Se i livelli di endorfina si innalzano, aumentano il benessere personale e la tolleranza al dolore e migliorano i legami sociali

Fazzoletti alla mano, quante volte abbiamo fatto partire un film strappalacrime, sprofondando nel divano e singhiozzando – sommersi dai kleenex appallottolati – per il resto della serata? Tragedie hollywoodiane come Titanic e Pearl Harbor, in grado di smuovere anche gli animi più ruvidi e impassibili, ci trasformano in un’implacabile fontana di Trevi eppure non possiamo fare a meno di guardarle.

Perché mai dovremmo “sprecare” così tanto tempo e investire del denaro (nel caso scegliessimo il cinema) per pellicole che ci fanno versare fiumi di lacrime? È la domanda che si è posto Robin Dunbar, professore evoluzionistico dell’Università di Oxford, che ha condotto uno studio per capire il potere di attrazione dei racconti drammatici sulla mente umana.

Gruppo San Donato

Se è vero che la visione di una commedia divertente scatena una sensazione di benessere, è stato appena dimostrato che il dolore emotivo causato dal dramma sprigiona nel cervello le endorfine, in grado di farci stare bene, aumentare la tolleranza al dolore e consolidare i legami sociali.

I ricercatori hanno diviso i 169 partecipanti dello studio in due gruppi: al primo hanno fatto vedere Stuart: A Life Backwards, un film del 2007 incentrato sulla storia vera di un senzatetto alcolizzato, con alle spalle un’infanzia difficile; al secondo due documentari di storia naturale e di archeologia. Prima della visione, le persone coinvolte hanno compilato un questionario sul loro stato d’animo e sui sentimenti provati nei confronti degli altri membri del gruppo e tutti sono state sottoposti a un test di resistenza al dolore (uomini e donne sono stati monitorati in una posizione scomoda e dolorosa).

Dopo la visione del film drammatico, la soglia di tolleranza al dolore è aumentata del 18%. Ciò significa che il film triste ha innalzato i livelli di endorfina nell’organismo di quelle persone, fungendo da “antidolorifico” naturale. Questo non è avvenuto negli individui assegnati al gruppo dei documentari, nei quali la resistenza al dolore è scesa addirittura del 4,6%.

Inoltre è stato analizzato il senso di vicinanza agli altri spettatori e si è constatato che la pellicola strappalacrime ha avvicinato tra loro le persone che la guardavano. Non tutti hanno reagito, però, nello stesso modo di fronte al drama-movie: alcuni hanno visto peggiorare la resistenza al dolore e non si sono mostrati più “solidali” con gli altri. «Questo si riflette anche nella vita di tutti i giorni: alcune persone si fanno prendere molto a livello emotivo da alcuni eventi, mente altre rimangono indisturbate» spiega Dunbar.

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