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Parkinson: le cellule di maiale potrebbero contrastare la malattia

Impiantate nel cervello dei pazienti, rilascerebbero fattori di crescita e protettivi in grado di rallentare la progressione la patologia

Dopo un’idea innovativa che potrebbe segnare una svolta nella diagnosi del Parkinson, dalla Nuova Zelanda arrivano i primi, e promettenti, risultati su una possibile e futura terapia. Si tratta delle cellule nervose di maiale, che presso il Living Cell Technologies di Auckland sono state impiantate nel cervello di circa 40 pazienti con il Parkinson (conosci i sintomi?). Attualmente, infatti, non esistono cure in grado di sconfiggere definitivamente questa malattia neurodegenerativa, caratterizzata dalla morte progressiva dei neuroni dopaminergici (cioè le cellule che producono dopamina, un neurotrasmettitore importante per molte funzioni, come il controllo dei movimenti), ma solo strumenti per migliorarne i sintomi.

I test clinici

Come riportato dal magazine britannico New Scientist, durante l’esperimento sono state inserite 120 capsule, ognuna della dimensione di mezzo millimetro e contenente circa mille cellule nervose di maiale, nel cervello di ogni paziente. Gli esperti hanno usato cellule del “plesso coroideo”, ovvero la regione del cervello del maiale che presiede alla produzione del liquidi cerebrospinale. Queste cellule, inserite nelle capsule spugnose, hanno rilasciato lentamente e costantemente fattori di crescita e protettivi senza essere soggette a reazioni di rigetto da parte dell’organismo del paziente (lo stesso sistema è usato nel pancreas per il diabete).

Gruppo San Donato

I risultati

Da quanto emerso dai risultati sui primi quattro pazienti, i fattori protettivi rilasciati dalle cellule nervose del maiale sembrano in grado di contrastare, rallentandola, la progressione del Parkinson. Tuttavia, è presto per tirare le somme, anche perché i pazienti di Parkinson sono altamente soggetti all’effetto placebo. I risultati definitivi non si avranno prima di novembre.

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