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Tumore al polmone: osimertinib più efficace della chemio

C'è grande soddisfazione dopo la diffusione dei dati dello studio scientifico AURA3, presentati al XVII Congresso Mondiale sul Tumore del Polmone di Vienna sull'efficacia di osimertinib.

Dati così positivi da rappresentare una vera e propria svolta nella terapia per il tumore al polmone non a piccole cellule, metastatico o localmente avanzato, con una specifica mutazione dell’EGFR, che rappresenta la più comune causa di resistenza ai farmaci inibitori della tirosin chinasi usati in prima linea. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica The New England Journal of Medicine.

Cambierà quindi la vita di oltre la metà dei pazienti con questo tipo di tumore positivo alla mutazione dell’EGFR. Infatti, nel 60% dei casi di tumore si presenta un’ulteriore mutazione secondaria, detta T790M: fino a ieri si andava incontro, dopo circa un anno di trattamento con i farmaci di prima e seconda generazione, inibitori della tirosin chinasi, a una nuova progressione della malattia e così l’unica opzione possibile restava la chemioterapia.

Gruppo San Donato

Oggi con osimertinib, invece, abbiamo una terapia efficace anche sulla mutazione secondaria: i dati dello studio AURA3 ci dicono che il trattamento porta a una drastica riduzione del rischio di progressione del tumore proprio rispetto alla chemioterapia. Inoltre, si tratta di un farmaco orale, con un eccezionale profilo di tollerabilità e una sostanziale assenza di effetti collaterali. La maggiore efficacia e la facilità di somministrazione di osimertinib cambiano completamente, dunque, le prospettive di vita di molti pazienti, permettono loro una qualità di vita normale e un controllo della malattia superiore rispetto al trattamento standard.

«Un vero cambiamento dello standard della pratica clinica per questi pazienti – spiega Marina Garassino, responsabile dell’Oncologia toraco-polmonare dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (GUARDA LA VIDEOINTERVISTA). – Fino ad oggi dove che avevano ricevuto il trattamento con un inibitore di era possibile fare solo la chemioterapia. Questo nuovo farmaco una riduzione del 70% del rischio di progressione. La chemio quindi non si fa più».

«Cosa significa per i pazienti? Un grande miglioramento della qualità della vita – commenta Marina Garassino – perché iniziano la terapia con un farmaco per bocca e continueranno la terapia con un farmaco per bocca. Il farmaco è ottimamente tollerato e estremamente attivo per le metastasi cerebrali e quindi proseguiranno la loro vita prendendo una pastiglia. Una grande svolta per loro».

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