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Bambini: le strategie per motivarli allo studio

Quando si tratta di fare i compiti spesso i bambini iniziano a fare i capricci. Ecco i consigli dell'esperto Luigi Aprile per invogliare i figli a studiare

I consigli per motivare i bambini

I consigli per motivare i bambiniLa scuola ha riaperto i cancelli, la campanella torna a suonare e… per molti genitori ricominciano le guerre per convincere i figli a studiare. Spesso, quando arriva l’ora pomeridiana dei compiti, i bambini della scuola elementare tendono a fare i capricci, si distraggono facilmente, si mostrano pigri e poco interessati a tabelline, regole grammaticali e gesta eroiche. Nonostante l’avversione dei più piccoli nei confronti di libri e quaderni, è necessario però che i genitori trasmettano fin da subito il valore dello studio e l’importanza di investire qualche ora della giornata in lettura, scrittura e apprendimento. Per fare ciò, mamma e papà devono adottare l’approccio giusto e non sovraccaricare i figli di troppe aspettative.
Luigi Aprile, Professore di psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione all’Università di Firenze (puoi chiedergli un consulto qui), spiega quali sono le strategie da seguire per incentivare i più piccoli a studiare e a interessarsi agli argomenti trattati in classe dagli insegnanti.

Farli sentire protetti

Farli sentire protettiI bambini della scuola elementare sono più invogliati a essere creativi, studiosi e curiosi nei confronti degli argomenti trattati se avvertono un senso di protezione da parte della famiglia o di chi generalmente si prende cura di loro. A quest’età, infatti, i bimbi hanno fortemente bisogno di sentirsi amati, al sicuro e circondati dal calore dei più grandi. Se questa necessità viene rispettata, questi saranno più predisposti a dare il meglio di sé. Quindi i genitori non devono mai far mancare ai figli l’affetto, il sostegno e la disponibilità, facendo loro da “corazza”.

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Giocare sul desiderio di diventare grandi

Giocare sul loro desiderio di diventare grandiI bambini sono sempre affascinati dal mondo “dei grandi” e generalmente non vedono l’ora di farne parte. Le femminucce invidiano la mamma per i tacchi alti, i vestiti alla moda e il beautycase pieno di trucchi, mentre i maschietti guardano ai papà come supereroi invincibili che risolvono tutti i problemi. Giocare su questo desiderio di crescita può essere un buon modo per avvicinarli allo studio. In che modo? Si può provare a sfoderare frasi come: «Se vai a suola e fai i compiti tutti i giorni, imparerai a fare le cose dei grandi» oppure «Leggere, scrivere, sapere le tabelline e studiare ti serviranno a conoscere il mondo dei grandi».

Stimolare la loro curiosità

Stimolare la loro curiositàÈ inutile insistere con un’idea dello studio standard – cioè imparare a memoria i concetti, ripetendoli senza nemmeno capirne il significato – perché si rischia di ottenere solo rifiuti da parte del bambino. Al contrario, mamma e papà devono stimolare il figlio sul piano della curiosità e dell’ignoto, invogliandoli ad andare a scuola e studiare per imparare cose nuove, esplorare un mondo sconosciuto e fare amicizia con compagni simpaticissimi con i quali fare i compiti. Non solo. I genitori devono cercare di “spronare” il piccolo ogni qualvolta si presenti l’occasione giusta: durante una gita in montagna, ad esempio, si potrebbe chiedere al bambino come si chiamano le piante e gli animali che vede, in modo che lui consideri lo studio come fattore di scoperta, di stimolo.

Non farli sentire troppo sotto pressione

Non farli sentire troppo sotto pressione

Molti genitori tendono a sovraccaricare di aspettative i figli già a partire dalla scuola elementare, dando un peso sbagliato a tutto ciò che concerne il capitolo “scuola”. Se si sentono svalutati, eccessivamente sotto pressione o non adeguati, i bambini non riescono a dare il meglio di sé e non sono invogliati a mettersi sui libri. Anzi, il momento dello studio si trasforma in qualcosa di estremamente negativo e fare i compiti diventa quasi insopportabile per il piccolo. Mamma e papà devono comprendere che il figlio è in fase di crescita e per questo motivo può anche sbagliare: l’importante è che l’impegno sia costante e che il bimbo non si faccia abbattere dagli eventuali insuccessi. Uno dei fattori più importanti nella motivazione allo studio è infatti la resistenza alla frustrazione, cioè imparare a reagire a situazioni deludenti come, ad esempio, un compito andato male.

Puntare sulla lettura

Puntare sulla letturaLa lettura è un fattore di capitale importanza. È importante che i bambini della scuola primaria si abituino, col tempo, ad apprezzare il valore dei libri e delle storie narrate: questo infatti potrebbe essere d’aiuto per invogliarli a studiare e interessarsi agli argomenti spiegati in aula. Spiegare cosa hanno capito di un testo appena letto, produrre ipotesi, cogliere alcune sfumature e formulare pensieri “allenano” il bambino e lo abituano a “lavorare” con la testa.

Sfruttare le tecnologie con intelligenza

Sfruttare le tecnologie con intelligenzaLe tecnologie possono essere sì fonte di distrazione (e quindi un ostacolo allo studio) ma anche preziose alleate. Tutto dipende da come i genitori stessi interagiscono con i dispositivi elettronici: l’abuso è fortemente diseducativo e “contagia” i più piccoli in modo sbagliato. Al contrario, smartphone e tablet, se sfruttati con coscienza, possono essere prodigiosi per favorire la conoscenza. Bisogna educare i figli fin dalla tenera età e non inculcare loro il mito dell’oggetto.

Chiara Caretoni

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