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Latte vaccino: ecco 3 buone ragioni per evitarlo nei primi mesi di vita

Leggi i consigli degli esperti per introdurlo al momento giusto nell'alimentazione del bambino

Troppe proteine, poco ferro e pochi acidi grassi essenziali: il latte vaccino non è l’alimento giusto per rimpiazzare il latte materno nei primi mesi di vita del bambino. Ad affermarlo sono le nuove linee di indirizzo del Ministero della Salute sull’alimentazione nella prima infanzia (clicca qui per scaricarle).

Il documento sconsiglia apertamente il latte di mucca nel primo anno di vita e lo indica con cautela a partire dal secondo anno.
Quando l’allattamento materno non è possibile, le formule per lattanti sono gli unici prodotti in grado di sostituirlo, perché in grado di soddisfare il fabbisogno nutrizionale nei primi mesi di vita.

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Il bambino non è un vitello. «Il latte vaccino viene spesso somministrato, un po’ per errata cultura diffusa, per comodità o motivi economici», spiega Marcello Giovannini, già presidente della Società Italiana di Nutrizione Pediatrica (per un consulto, clicca qui). Il problema, prosegue l’esperto, è che questo latte «ha un contenuto di proteine inadeguato alle esigenze di un bimbo piccolo, pari al triplo rispetto al latte materno e di molto superiore ai latti formulati. D’altro canto, la composizione è finalizzata alla crescita del vitello».

Troppe proteine aumentano il rischio obesità. Tra 1 e 3 anni l’apporto energetico dovrebbe derivare per il 50% dai carboidrati, per il 40% dai grassi e solo per circa il 10% dalle proteine. «Sono dosi facili da superare», precisa Giovannini. «Purtroppo, infatti, c’è la tendenza ad aumentare le proteine, che però, se in eccesso, condizionano la regolazione dell’insulina e degli ormoni dell’appetito, con conseguente aumento di problemi metabolici e obesità». Conferme arrivano anche dallo studio europeo Chop, che ha messo in evidenza come il rischio di obesità nel gruppo di bambini alimentati dalla nascita con più alto contenuto proteico sia 2,5 volte maggiore rispetto a quelli che ricevono minor apporto proteico.

Omega 3 per il cervello. Quanto ai lipidi, devono fornire il 40% di energia nel lattante, il 35-40% da 1 a 3 anni, il 20-35 % dopo i 4 anni. In tutte le età pediatriche, però, devono essere assicurati gli acidi grassi omega-3, perché essenziali per lo sviluppo del cervello. «Ciò può essere assicurato dal latte materno e, in sua mancanza, dai latti formulati, ma non dal latte vaccino», spiega il pediatra. «Quest’ultimo infatti non contiene acidi grassi polinsaturi a lunga catena, come i derivati dell’acido arachidonico e l’acido docosaesaenoico, di cui i latti formulati sono integrati».

Ferro per la crescita. Terza e ultima buona ragione per evitare il latte vaccino nei bimbi più piccoli è il basso contenuto di ferro. Questo minerale, necessario per la crescita e lo sviluppo neurocomportamentale, è spesso carente nei primi anni di vita: per questo, conclude Giovannini, «nel divezzamento e fino a 3 anni è necessario assumere alimenti a elevato contenuto di ferro biodisponibile (carne, pesce) e, in mancanza di latte materno, quello in formula che ne è integrato».

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