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Demenza: il dolore cronico aumenta il rischio

Uno studio americano collega per la prima volta il soffrire di un dolore costante e persistente e le demenze, tra cui l'Alzheimer

Il dolore cronico colpisce quasi la metà degli italiani, spesso poco informati su come riconoscerlo e convinti di essere ancora di fronte a un dolore acuto. Nei casi in cui diventa diventa cronico, però, ha un impatto devastante sulla qualità della vita di una persona. Non solo condiziona la quotidianità, ma può anche compromettere relazioni sociali, attività lavorative e abilità personali.

Una nuova ricerca dimostra come il dolore cronico aumenti il rischio di demenza

Secondo lo studio, condotto dall’Università della California, sono tre le cause di questa impennata del rischio: l’abuso di antidolorifici, lo stress che il dolore causa a chi ne soffre, e la capacità del dolore di alterare la memorizzazione. Il dolore in pratica sarebbe in grado di modificare il cervello, provocando delle malattie.

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Monitorate oltre 10.000 persone per 12 anni

I ricercatori americani hanno analizzato i dati di 10.000 ultra sessantenni, raccolti per dodici anni. Il team di scienziati ha scoperto che chi soffriva di dolore da moderato a serio viveva un declino delle proprie capacità cognitive più veloce del 9,2 per cento. Ma c’è di più: questo stesso gruppo vedeva aumentare del 7,7% il rischio di sviluppare demenza.

Cos’è la demenza

Demenza è il nome generale che descrive una serie di sintomi, come deficit cognitivi, disturbi del comportamento e perdita progressiva dell’autonomia e dell’autosufficienza. La forma di demenza più conosciuta è la malattia di Alzheimer.

La cura della demenza 

Purtroppo non esiste una cura efficace, ma ci sono terapie capaci di rallentarne la progressione e alleviare i sintomi, specie nella fase iniziale della malattia. Molte forme di demenza sono progressive: i sintomi cioè si manifestano lentamente e il peggioramento avviene in modo graduale.

 

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