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Con le protesi, la stessa vita di prima

«Abbattere gli ostacoli
 non dipende dallo
 stato fisico, ma da quello mentale» sottolinea il fisiatra Danilo Nicita che spiega le cure quotidiane seguite da chi ha una protesi

La protesi è un dispositivo artificiale che sostituisce un arto mancante a causa di un evento traumatico o congenito. È composta da un’invasatura rigida che accoglie il moncone, e da diverse componenti meccaniche ed elettroniche assemblate tra loro in diversi moduli, allo scopo di poterli sostituire quando si usurano. La sua funzione è quella di restituire al paziente dinamismo e funzionalità.

Il moncone

È la parte dell’arto che ha subìto un trauma e che viene generata dal conseguente intervento chirurgico. Se è gestito da subito con grande cura, consente al paziente di riacquistare col tempo piena funzionalità e capacità di movimento.

Gruppo San Donato

Cure quotidiane

La cura del moncone dev’essere svolta quotidianamente e con regolarità. Occorre innanzitutto lavarlo con acqua e sapone neutro, per evitare che eventuali additivi, profumi o altro possano creare disturbi come allergie o irritazioni. Poi, massaggiarlo per irrobustire ed elasticizzare la cute, rendendola più tollerante all’invasatura protesica e meno esposta al rischio, comunque presente, di lesioni, vesciche e piaghe. E infine idratarlo con una crema ad alta efficacia, da stendere soltanto la sera sulla pelle pulita e asciutta prima di lasciarlo libero dalla protesi, che finirebbe altrimenti per macerarla. Solo nel caso di cicatrici recenti è bene idratare con appositi prodotti elasticizzanti, a base di sostanze come l’acido ialuronico o il collagene. Inoltre, bisogna abituare il moncone alla protesi in maniera molto graduale, aumentando progressivamente il tempo in cui la si indossa: serve a permettergli di irrobustirsi, e abituarsi a subire attriti, sudore ed eventuali contaminazioni batteriche dovuti alla costrizione del chiuso dell’invasatura. Quindi, ogni volta che si toglie è bene controllare che non ci siano infiammazioni o arrossamenti, e nel caso rinfrescarlo subito.

I controlli periodici

Quando il paziente è pronto per iniziare a utilizzare la protesi, viene ricoverato per circa un mese al Centro protesi. Lì viene sottoposto ai trattamenti riabilitativi per rimettere in funzione muscoli e articolazioni attraverso sedute di ginnastica prima passiva, poi assistita e infine attiva. E naturalmente viene iniziato all’utilizzo delle nuove gambe. Si torna per nuovi controlli a una distanza di 4-6-8 mesi, a seconda della condizione personale: col tempo, infatti, il moncone subisce una riduzione di volume a causa di una restrizione del muscolo e del ristagno dei liquidi organici, e occorre adeguare l’invasatura, che deve essere sempre perfettamente su misura. Col tempo la frequenza dei controlli va progressivamente a diminuire.

L’aspetto emotivo

È fondamentale far capire al paziente che attraverso le protesi sarà in grado di tornare esattamente alla vita di prima, se non di fare addirittura molto di più. Già durante la permanenza al Centro protesi lo si aiuta a mettere in atto concretamente quello che vuole fare, come per esempio tornare a guidare o affrontare uno sport: esistono protesi personalizzate per ciascuna attività (ad esempio per nuotare, sciare, correre). È una sorta di competizione con se stessi: abbattere gli ostacoli e vincerla non dipende dallo stato fisico, ma da quello mentale.

Focus a cura di Danilo Nicita, fisiatra del Centro protesi Inail a Vigorso di Budrio (Bologna)

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