Allergie e intolleranzeSalute

Allergici dopo una trasfusione? Difficile, ma non impossibile

Lo dimostra il caso di un bimbo canadese, guarito dopo pochi mesi

Le allergie alimentari possono essere trasmesse attraverso una trasfusione di sangue: questa eventualità, più unica che rara, è comunque possibile, come dimostra il caso di un bambino canadese di otto anni divenuto allergico al salmone e alle noccioline. Con il passare dei mesi, però, il suo organismo è tornato a rispondere normalmente e le reazioni anafilattiche sono diventate solo un brutto ricordo, come spiegano i medici dell’Hospital for Sick Children di Toronto sul Canadian Medical Association Journal.

La disavventura del piccolo paziente è cominciata con una trasfusione di sangue effettuata durante il trattamento per il tumore che aveva colpito il suo cervello. A distanza di pochi giorni, le prime reazioni anafilattiche dopo l’ingestione di salmone e di uno snack a base di noccioline. Gli esami del sangue e il prick test sul braccio non lasciarono dubbi: allergia alimentare. Con questi risultati in mano, i medici sono risaliti al donatore della trasfusione, scoprendo che era fortemente allergico agli stessi cibi. Le analisi hanno permesso poi di identificare nel sangue trasfuso le proteine incriminate del “contagio”, ovvero gli anticorpi IgE diretti contro questi cibi.

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Il caso si è fortunatamente risolto in pochi mesi, perchè le IgE non erano prodotte dal ricevente e quindi sono gradualmente sparite. «Anche se molto rara, genitori e parenti devono essere avvertiti della possibilità che chi ha ricevuto una trasfusione possa sviluppare allergie a cibi che consumava prima. Non bisogna però allarmarsi – concludono i medici – perché questo problema ha una prognosi eccellente e si risolve in pochi mesi».

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