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La scienza conferma: la notte porta consiglio

Mentre si dorme, si pensa. E spesso la soluzione ai problemi della vita di tutti i giorni può arrivare proprio dai sogni . La tecnica per ricordarli

Come dice il proverbio, spesso si ha la sensazione che la notte porti consiglio e che dopo qualche buona ora di sonno, e di sogni, le idee siano più chiare e diventi facile cercare di risolvere problemi in sospeso. Una serie di studi conferma che le cose stanno davvero così. Perché mentre si sogna si pensa. È stato dimostrato che l’attività mentale non si arresta durante il sonno e continua anche quando si sogna.

La scoperta: si pensa anche mentre si dorme
«Si pensa per tutta la notte, sia durante la fase Rem (caratterizzata da movimenti oculari rapidi), sia durante quella non Rem, quando i sogni sono meno frequenti», spiega il neurologo Raffaele Manni (puoi chiedergli un consulto), che dirige l’ unità operativa di medicina del sonno e di epilessia dell’Istituto neurologico Casimiro Mondino di Pavia. «Queste due fasi si alternano, con una prevalenza del sonno non Rem nella prima parte della notte e di quello Rem nella seconda. Se una persona, come accade di frequente, prima di addormentarsi fa un po’ il bilancio della giornata, magari arrovellandosi, non sarà difficile che si risvegli al mattino con la sensazione di avere la via d’uscita a portata di mano».

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Una teoria, non accettata da tutti gli studiosi, ipotizza che i sogni fatti durante il sonno non Rem siano più simili al pensiero e meno immaginifici rispetto a quelli che si fanno nella fase Rem, che sarebbero più vividi e più collegati all’attività allucinatoria e visiva.
In ogni caso, durante il sonno l’attività mentale continua sotto una forma diversa rispetto alla veglia: già durante l’addormentamento i pensieri si slegano e si perde la razionalità caratteristica del pensiero da svegli. «In pratica, nel nostro cervello si disattivano alcune aree cerebrali e se ne attivano altre, che permettono la continuazione di un’attività mentale articolata», chiarisce Manni.
Com’è stato dimostrato? «Svegliando un gruppo di volontari (monitorati durante il sonno) e domandando loro se stavano sognando e a cosa stavano pensando», dice il neurologo. «Le persone hanno riferito immediatamente le esperienze che stavano vivendo, metodo più sicuro di quello che prevede un interrogatorio al risveglio, perché spesso si ricordano solo impressioni frammentarie».

Aprire subito gli occhi per ricordare i sogni
Ma ci si può in qualche modo allenare a ricordare i sogni, così che davvero ci possano portare consiglio? «È possibile, soprattutto per i sogni dell’alba, quelli più vicini al momento del risveglio, in particolare se hanno un forte impatto emotivo», dice Manni. «Bisogna abituarsi a non poltrire nel letto, ma a spalancare subito gli occhi e a sfruttare quei pochi secondi dopo il risveglio, in cui restano le tracce dei sogni, per annotarle su un quaderno da tenere sul proprio comodino. Tutto questo va fatto con costanza, ogni giorno, per diverse settimane. Così i pensieri notturni, più intuitivi e meno razionali e controllati, potranno davvero illuminarci».
Elena Villa – OK La salute prima di tutto

Ultimo aggiornamento: 8 gennaio 2010

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